Il noto storico dell’arte ha presentato a Massa il suo ultimo libro attraverso una lezione – spettacolo che da Giorgione è arrivata a Klimt e Munch
Villa della Rinchiostra è già di per sé un piccolo gioiello che ospita uno dei musei più interessanti della zona: quello dedicato allo scultore Gigi Guadagnucci, nato e deceduto a Massa, dove oggi sorge il museo a lui dedicato.
Proprio dalle sculture del Museo Gigi Guadagnucci è partito il percorso affabulatorio di Luca Nannipieri, definendo le sue opere connotate da una carica di erotismo inusuale, la stessa da cui sono esenti molte delle immagini tizianesche alle quali la presentazione era dedicata. Nannipieri invita a diffidare delle informazioni didascaliche e superficiali: la Venere di Urbino (1538), oggi conservata presso la Galleria degli Uffizi, opera celeberrima del pittore veneziano Tiziano Vecellio non è per nulla una “immagine di seduzione”. A spiegarlo è lo stesso Nannipieri, che da quell’immagine è partito per dipanare le fila del suo romanzo e per presentarlo ad una platea di famelici uditori fra cui l’assessore alla cultura del comune di Massa Nadia Marnica.
Da parte sua, Nannipieri si è trovato a suo agio nel contesto di Villa della Rinchiostra, abituato a parlare in pubblico per narrare gli aspetti più reconditi del nostro patrimonio artistico. Nel corso della sua carriera, lo storico dell’arte pisano ha affrontato con passione e preparazione temi cruciali come il trasporto illecito di opere d’arte in Capolavori Rubati (Skira, 2019), il problema della mancata valorizzazione dei monumenti italiani considerati “minori” in La bellezza inutile. I monumenti sconosciuti e il futuro della società (Jaca Book, 2011), e ancora si è dedicato ad importanti problemi metodologici come nel suo recente A cosa serve la storia dell’arte (Skira, 2020), libro di notevole successo tradotto in varie lingue.
Nannipieri torna invece stavolta in libreria non con un saggio o un pamphlet, ma con un romanzo poetico e delicato dal titolo Il destino di un amore. Tiziano Vecellio e Cecilia.
Non è il primo storico dell’arte che ricorre alla fiction per raccontare alcuni aspetti della vita di un protagonista della nostra storia culturale o aspetti ad essa legati: basti pensare a Trentasette: il mistero del genio adolescente (Mondadori, 2020) di Flavio Caroli, raccolta di racconti dedicati agli artisti deceduti entro il 37esimo anno d’età, da Parmigianino a Mozart, o ancora a Il giardino dell’arte: il romanzo di un viaggio fra le meraviglie d’Italia (Salani, 2020) di Claudio Strinati con protagonista un dottorando in storia dell’arte affascinato dalle bellezze artistiche italiane. Un genere insidioso ma di notevoli possibilità divulgative, utile se non scade nell’inverosimiglianza: il rischio è infatti quello di favorire la finzione a scapito della veridicità storica e questo un buon storico non può e non deve permetterselo.
Non è ovviamente il caso di Luca Nannipieri che confeziona un libro breve, denso e lirico costruito sulla storia del rapporto tra Tiziano e la moglie Cecilia Soldani e che si focalizza sul periodo in cui il grande pittore si dedicò alla composizione della sua famosa Venere di Urbino, un grande dipinto risultato dall’incontro tra le aspettative dei committenti e le esperienze biografiche dell’artista.
In realtà, alla presentazione Nannipieri ha parlato poco del libro: attraverso una lezione – spettacolo che ha attraversato la storia dell’arte da Giorgione a Edvard Munch e Gustav Klimt, ma anche Giacomo Leopardi, lo storico dell’arte ha mostrato tutto il suo acume intellettuale partendo da alcune domande fondamentali: cosa conta veramente nella vita di un uomo, un artista? Qual è il segreto nascosto insito nel rapporto fra Tiziano e Cecilia? Come ha reagito Tiziano alla prematura scomparsa della moglie e come ciò è stato filtrato dalla sua arte?
Domande di partenza dalle quali dipanare un buon romanzo e per spiegare alcuni lati curiosi delle scelte iconografiche delle tele più celebri dell’artista veneziano, per mezzo di una capacità divulgativa che ha portato una rivista specializzata come Artribune ad affermare che “di critici come Luca Nannipieri ne abbiamo un bisogno estremo”.

