A Ritratti d’Autore è la volta del maestro del brivido.
Edgar Allan Poe (1809 – 1849) diceva che il terrore non è una moda letteraria ma appartiene al nostro animo.
E visto gli ultimi decenni non so dargli torto. I suoi delatori lo accusarono usare eccessivamente e in modo quasi morboso, i dettagli macabri nei suoi racconti, ma lui rispondeva risoluto:
“È come accusare un astronomo di occuparsi troppo di astronomia.”
Edgar Allan Poe è conosciuto come maestro dell’horror, in realtà è molto, molto di più. Nonostante la brevità della sua vita fu scrittore, critico letterario, giornalista, editore, saggista e persino poeta, ma se siete in cerca di sospiri romantici non li troverete di sicuro.
Tra i suoi molti meriti vi è l’introduzione di un genere di storie chiamate di “raziocinio” che in realtà segnano la nascita di un nuovo genere letterario: il poliziesco. Non solo, ma Poe crea anche la figura del detective tanto cara alle future generazioni di lettori. E scrittori.
Il suo poliziotto, monsieur August Dupin, viene battezzato con l’uscita de I Delitti della Via Morgue (1845). Questo personaggio incarna doti di arguzia e presunzione che, in una mente acuta e osservatrice, dà vita a un detective estremamente moderno.
Una sorta di via di mezzo tra The Mentalist (la famosa serie TV) e Sherlock Holmes.
Ma qui arriva il colpo di scena. Le sue avventure non sono narrate dal protagonista in prima persona ma dall’amico che lo affianca nelle investigazioni e con il quale divide la casa e la passione per i libri. Chi ci ricorda?
Non a caso Sir Arthur Conan Doyle, come anche Agatha Christie, vennero influenzati dallo schema narrativo di Poe
Nonostante tanta modernità, Poe viene definito uno scrittore gotico. E infatti molti sono gli elementi gotici che ritroviamo nelle sue storie: follia, morte, soprannaturale, turbamenti psicologici e luoghi inquietanti quasi quanto i suoi personaggi.
E se guarderai a lungo nell’abisso anche l’abisso vorrà guardare in te.
Tutta l’esistenza di Edgar Allan Poe è un avvicendarsi continuo di spaventose crisi depressive e ipocondriache e negli ultimi anni, si aggiungono l’alcolismo e l’abuso di stupefacenti.
Pochi sono stati i momenti di pace e di tranquillità economica.
Rimasto orfano di madre (il padre li aveva abbandonati quando Edgar era ancora in fasce), viene adottato da una ricca famiglia di commercianti della Virginia: gli Allen. Dopo una lunga parentesi londinese la famiglia torna a Richmond e Edgar si iscrive all’università. Tutto bene? No.
Lo studio non è il forte del ragazzo e la disciplina men che meno. Tabacco, alcool e gioco d’azzardo invece, sì. E lui inizia a indebitarsi a tal punto che il patrigno rifiuta di sostenerlo. Edgar è così costretto a lasciare l’università.
Questo segnerà (in negativo) il rapporto patrigno-figlio. Al nostro non resta che lasciare la città. Lo troviamo a Boston dove, a corto di liquidi (stavolta i soldi) si arruola nell’esercito e pubblica Tamerlano e altre poesie.
Per un po’ gli va bene. Lo stipendio è discreto e il suo lavoro come artificiere è soddisfacente. Ma, vuoi la routine, vuoi la noia, vuoi che il suo talento non è certo far saltare in aria le cose, ben presto si stufa e, dato che si era arruolato sotto il falso nome di Edgar Perry, cerca di tirarsi fuori dall’esercito con l’appoggio del patrigno.
Questi, forse raddolcito dalla recente perdita della moglie, acconsente ad aiutarlo e gli organizza anche un colloquio per entrare a West Point.
Così, il nostro, si trasferisce a Baltimora presso una zia paterna. Qui sposa la cugina appena quattordicenne e supera l’esame d’ammissione a West Point.
I suoi compagni sono tutti concordi nel trovarlo gradevole e di compagnia. Eppure, il mondo militare ancora una volta gli va stretto e lui fa in modo di farsi cacciare. Detto fatto. Il 6 marzo 1831 la Corte Marziale lo congeda per gravi atti di negligenza. A onor del vero Poe si era rifiutato di partecipare alla formazione e all’educazione dei riti religiosi. Ma si sa, i militari non vanno troppo per il sottile.
A controbilanciare la situazione arrivano i primi successi letterari che lo indirizzano verso il mondo del giornalismo; attività, questa, destinata a rimanere la sua maggior fonte di sostentamento. Nel 1838 pubblica il suo unico romanzo: Le avventure di Gordon Pym mentre su altre riviste vengono pubblicati i suoi racconti: La caduta della casa degli Usher, William Wilson, Racconti del grottesco e dell’arabesco.
Nonostante l’iniziale successo le finanze di Poe languiscono a differenza dei debiti che invece godono di ottima salute. E del resto, mancando una legge sulla tutela dei diritti d’autore, lui non può che vendere i racconti al miglior offerente.
Ma non si dà per vinto e continua a voler vivere di sola scrittura.
Pia illusione che ancora oggi allieta il pensiero di ogni scrittore.
.
E così troviamo il nostro nei panni di riverito critico e saggista grazie all’impiego presso il Graham’s magazine.
È in questo periodo che pubblica I delitti della Via Morgue, cui seguono i racconti del terrore, che hanno posto le basi per la letteratura horror novecentesca: La maschera della morte rossa, una raccolta di Racconti tra cui figura Il Corvo, Il pozzo e il pendolo, il Gatto nero, per citarne alcuni. Il suo nome circola nell’ambiente giornalistico, l’accuratezza dei suoi articoli lo fanno apprezzare dai media, i suoi racconti diventano molto popolari.
Poe sembra aver finalmente trovato la sua strada. Ha la straordinaria capacità di rendere con poche parole atmosfere surreali e ambigue, di alimentare suspense, ansia e terrore. I suoi racconti riescono, a distanza di oltre un secolo, a trasmettere ancora quel senso di inquietudine che si prova di fronte all’ignoto.
Ed è proprio sull’ignoto che Poe punta. Su quelle manie, angosce e pulsione che ognuno di noi cela al pubblico e a se stesso. Ebbene, lui li porta alla luce.
E, come i suoi personaggi, anche Poe è tormentato ed emotivamente instabile.
“Gli uomini mi hanno definito pazzo, sebbene non risulti ancora chiaro se la pazzia sia, o no, il grado più alto dell’intelletto”
Nonostante la fama dei suoi lavori arrivi in Europa, la vita che conduce è ai limiti dell’indigenza. Nel 1847 sua moglie muore di tubercolosi; questo getta Poe in uno stato di frustrazione che accentua la sua instabilità psicologica. Ed è a questo punto che diventa alcolizzato. Ne segue un veloce declino psico-fisico che lo condurrà a quella misteriosa e mai risolta morte, appena due anni dopo.
Edgar Allan Poe è passato alla storia come uno sregolato, un alcolista e un consumatore abituale di droghe.
Tuttavia questo aspetto riguarda solo i suoi ultimissimi anni di vita. Il tentativo di infangare il suo nome è opera di Rufus Griswold un critico e scrittore con cui Poe ebbe una lunga storia di dissapori personali e professionali.
Griswold si vendicò del rivale scrivendo un articolo in cui lo presentava come alcolizzato, depravato e tossicodipendente. Lo fece, usando le stesse lettere di Poe. Tuttavia è largamente dimostrato che molte delle sue affermazioni sono false o distorte; Poe diventò dipendente da droga e alcool solo dopo la morte della moglie.
Ma il tentativo di vendetta di Griswold gli si è ritorto contro. Questa terribile reputazione unita alle cupe tematiche delle sue opere, hanno contribuito a creare il mito del poeta maledetto.
Ah, il karma…
E poi vogliamo parlare del mistero sulla sua morte?
Il 27 settembre del 1849 da Richmond (dove viveva) Poe decise di andare a Philadelfia ma non arrivò mai destinazione.
Sei giorni dopo venne ritrovato a Baltimora in stato confusionale con abiti sporchi e lineamenti alterati. Riuscì tuttavia ad articolare un nome, quello di Joseph E. Snodgrass, un editore suo amico che si precipitò da lui e lo fece ricoverare.
Nel delirio Poe invocava un certo Reynold, ma nessuno ha mai saputo a si riferisse.
Infine, in modo tutt’ora avvolto dal mistero, i referti medici relativi al ricovero, tra cui il certificato di morte, andarono perduti.
Ad oggi nessuno conosce la reale causa del decesso come sconosciuti sono i motivi che avevano portato lo scrittore a Baltimora; inoltre non è mai stato chiarito quel vuoto temporale di sei giorni tra la partenza da Richmond e il suo ritrovamento.

