“E’ davvero scoraggiante, così come da me espresso in sede di convegno – inizia Balatresi – il fatto che una discussione sul futuro delle concessioni italiane si voglia risolvere semplicemente nel futuro dei concessionari e, in particolare, su quali siano i più efficaci escamotage per garantire a quelli di loro illegittimamente “in carica” il proseguimento della concessione o, quanto meno un cd. congruo indennizzo.
Ci sarebbe piaciuto almeno un cenno alla possibilità, tutt’altro che remota, di decadenza definitiva di alcune di esse o parte di alcune di esse in favore della collettività (e quindi da adibire a libera fruizione) e qualche proposta sui contenuti dei nuovi bandi che, inevitabilmente, vedranno protagonisti altri soggetti rispetto agli antichi balneari con un interesse altrettanto meritevole di tutela alla gestione di una parte di arenile, nel rispetto dei principi prioritari di tutela ambientale e paesaggistica del bene oggetto di concessione.
Non ci basta la risposta del prof. Munari (avvocato e docente dell’Università di Genova) che, avvalorando la tesi per cui i comuni possono e debbono già iniziare a lavorare affinché gli effetti delle sentenze gemelle non arrivino ad essere un boomerang per le imprese balneari, esemplifica dicendo: “come le amministrazioni locali hanno il potere di scegliere se concedere ai cani o una o più spiagge, così può anche decidere sulle libere”.
Non ci basta perché, per noi che ne siamo fruitori abituali od occasionali (e che, potete stare tranquilli, ancora non ci siamo imbestialiti), sarebbe questione primaria che ogni comune costiero, avendone la competenza iniziasse a dimostrare coraggio politico indicando quale e quanta spiaggia libera intende garantire al 01 gennaio 2024.
Se si parla di futuro delle concessioni, non possiamo esimerci dal ragionare in termini di eccezione regola rispetto alla totalità del lido. Farlo ora equivarrebbe a continuare a negare i principi positivamente posti, in questo caso, dall’emendamento del governo al decreto concorrenza che, tra gli altri, enuncia quello del giusto equilibrio tra spiaggia libera e concessa.
Ovviamente, questo è anche quello che chiediamo di chiarire soprattutto alla nostra amministrazione, visto che, nelle more del piano dell’arenile, avrebbe l’ottima occasione di prendere posizione in merito, stabilendo, non solo principi, ma anche criteri e modalità con cui attuare la riduzione degli spazi demaniali concessi ai privati.
Ci lascia esterrefatti anche la posizione di chi, come l’avvocato Righi, continui a creare false illusioni al mondo balneare suggerendo la negazione dei cd. effetti verticali inversi della direttiva Bolkestein, ipotizzando l’irretroattività della stessa o addirittura propugnando l’abolizione dell’art.49 del codice della navigazione.
Come anche sostenuto dai suoi colleghi, a questo punto, sarebbe quantomeno inopportuno continuare ad arrampicarsi sugli specchi procrastinando ulteriormente la situazione d’incertezza che, non la direttiva, non l’Unione Europea, non le imprese balneari ma la politica italiana ha dolosamente creato in tutti questi anni.
La solita politica che oggi dice di voler proteggere e sostenere quelle imprese – come coraggiosamente rilevato da uno stesso balneare che, a fine convegno, si è alzato in piedi e ha chiesto, rivolgendosi in particolare agli esponenti politici presenti (il Sindaco e Presidente di Provincia Gianni Lorenzetti e l’Onorevole Buratti): “ma scusate? Dove eravate voi quando la Bolkestein è stata votata?”.
Insomma: convegno molto interessante da un punto di vista storico ricostruttivo delle vicende succedutesi in materia demaniale fino ad oggi, ma monco, a nostro avviso, sia di realistiche e fattibili progettualità, sia di una visione a 360 gradi della materia, essendo assente il vero protagonista, il destinatario ultimo delle vicende demaniali: il cittadino.
Per questa ragione, – conclude la presidente del Comitato – ancora una volta, come movimento locale In 500 sulla Battigia e come Coordinamento Nazionale Mare Libero (associazione aps), ci rendiamo disponibili per offrire il nostro contributo. Come ricordava il Prof. Munari: a volte, le cose sono più semplici di quelle che sembrano”.

