Per la rubrica Ritratti d’Autore, è di scena il fantasy e con esso, il grande JOHN R.R.TOLKIEN (1892-1973).
Le due R del stanno per: Ronald Reuel.
Tolkien nasce in Sudafrica da una famiglia di coloni inglesi. Ma la parentesi sudafricana, almeno per lui, dura poco. A tre anni torna con la madre e il fratellino a Birmingham e a quattro rimane orfano di padre.
I paesaggi rurali in cui vive, i contadini che li abitano, l’influenza fortemente cattolica di sua madre (che in origine era di religione anglicana), e la sua passione per fiabe e legende costituiscono un importante retaggio che ritroviamo nelle opere di Tolkien. Purtroppo alla morte del padre le condizioni economiche della famiglia peggiorarono. Dai parenti non arriva nessun aiuto: erano rimasti devoti anglicani e a quanto pare non digerirono mai la conversione.
Tutto questo porta alla prematura morte di mamma Tolkien nel 1904. Al nostro non resta che continuare gli studi; immediatamente dimostra un’attitudine straordinaria per le lingue moderne e antiche e pure per quelle estinte. Cosa, questa, che gli sarà molto utile in futuro.
Latino, Greco, Finnico, Islandese, Spagnolo, Italiano e Gotico (ho controllato esiste, anzi esisteva: la parlavano i Goti), diventano il suo pane quotidiano. Da un loro connubio Tolkien creò la famosa lingua Quenya, quella parlata dagli elfi nel capolavoro: Il Signore degli Anelli e, udite udite… a Losanna esiste un corso appositamente creato per studiarla.

In realtà l’idea di una lingua segreta gli era balenato da ragazzino sentendo le sue cuginette parlare in una sorta di codice, usando solo nomi di animali e numeri. Ma era piuttosto limitato, almeno per lui.
La svolta avvenne al liceo Exeter dove Tolkien dimostrò il suo talento per gli idiomi e la sua incredibile creatività. Il nome Quenya prese forma qui, intorno al 1915 e in essa vi possiamo trovare molto delle radici semantiche nordiche. Non a caso, il nostro, si era ispirato al poema Cristo di Cynewulf scritto in anglosassone.
Cosa vi ricorda?
(ANG, dall’opera di Cynewulf)
«Éala éarendel engla beorhtast,
ofer middangeard monnum sended.»
(IT)
«Salve Earendel, il più brillante degli angeli, inviato agli uomini sulla terra di mezzo»
Gli esperti avranno senz’altro riconosciuto la notevole somiglianza fonetica con alcuni dialoghi del romanzo: Le due Torri.
“La Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione; né smussa l’appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà”
Ma non pensiate che il nostro fosse solo un bizzarro dedito alla creazione di un nuovo lessico e basta. I primi anni dell’università ebbe una vita sociale attiva: si innamorò di Edith Bratt e, con i suoi migliori amici (Rob Gilson, Geoffrey Smith e Chris Wiseman) fondò il TCBS (Tea Club and Barrovian Society) ovvero una club il cui nome derivava dalla consuetudine dei soci di bere tè in posti proibiti: la biblioteca e i magazzini Barrow, quindi ambitissimo. Ed è in questo periodo che Tolkien stese il primo nucleo del suo vastissimo universo mitologico.
Purtroppo gli anni goliardici si interruppero con la Grande Guerra. I primi ad arruolarsi (e a morire) furono gli amici Rob e Geoffrey. Anche lui partì per il fronte. Lo stipendio era il minimo sindacale ma gli consentì lo stesso di sposare la sua Edith.
La trincea, le bombe, la morte degli amici, la battaglia sulle Somme dov’era dislocato, sono tutte esperienze che lo segnarono profondamente.
Nel 1917 venne congedato a causa della febbre da trincea e fece ritorno a casa. Gli anni che seguirono furono decisamente più tranquilli. Ebbe due figli e concluse gli studi a Oxford con il titolo di Master of Arts; dal latino medievale (tanto per rimanere in tema) Magister Artium, ovvero Laurea Magistrale, in materie umanistiche.
Da qui in poi inizia la sua carriera accademica. Sono anni sereni, allietati dall’arrivo di altri due figli. Tolkien insegna Filologia Anglosassone presso il Pembroke College di Oxford, conosce l’amico C.S. Lewis (l’autore de Le cronache di Narnia, per capirci) e partecipa alle riunioni del circolo degli Inklings, dove vengono lette ad alta voce alcune composizioni dei membri che ricevevano poi le critiche e i giudizi degli altri.
In questo ambiente fanno la prima comparsa gli stralci e gli appunti de Il Signore degli Anelli.
Le critiche sono buone, la fantasia c’è (eccome) eppure l’esordio come scrittore avvenne solo nel 1937 con il romanzo Lo Hobbit.
Inizialmente Tolkien aveva pensato ad un pubblico giovane, ma la storia era strutturata all’interno di intrecci talmente vasti e vari che ce n’era per ogni età. E infatti il decennio successivo lo avrebbe portato all’ideazione del fantastico mondo della Terra di Mezzo. È questo il punto di partenza dell’avventura di Frodo narrata in tre parti: La compagnia dell’Anello, Le due Torri e Il ritorno del re. Il successo fu planetario.
Tolkien non è stato certamente il primo scrittore di fantasy, tuttavia ebbe il merito di ideare un mondo immaginario completamente autonomo e non più legato alla realtà o a personaggi che fanno viaggi esotici o sogni che scompaiono all’alba.
Questo fa di John R.R.TOLKIEN il padre del fantasy puro. Con tanto di lingua incorporata.
Le sue opere, inoltre, sono ricche di simbolismo. Dall’anello che rappresenta il male, a chi lo controlla o lo possiede, che è fortemente corruttibile, alla natura, fortissima co protagonista dei suoi libri.
Negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni, per lo più, questa sorta di contatto con la natura diventò negli anni ’60 una sorta di bandiera di vari gruppi Hippy. In una università della California esiste tuttora un dormitorio chiamato Terra di Mezzo. Non è dato di sapere se si trova in mezzo al bosco o in un comodo edificio di cemento armato.
Negli anni seguenti Tolkien lavorò ad un’altra opera, “Il Silmarillion” iniziata in verità già nel 1917 e che tuttavia verrà completata dal figlio Christopher e pubblicata postuma nel 1977.
Non si tratta tuttavia, di un romanzo d’avventura come gli altri; il Silmarillion, nei fatti, fece da base o, a detta del figlio, costituì il corpus mitologico o legendarium per le opere a venire. In esso sono narrate storie, legende, avventure che coprono un lungo arco temporale e che preludono alle vicende dell’Anello.
Ma Tolkien era anche un romantico. Rimase accanto alla sua Edith per tutta la vita; sulle rispettive lapidi ha fatto incidere i nomi di Beren e Lúthien, i due amanti protagonisti dell’omonimo racconto del Silmarillion.
Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,/ Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,/ Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,/ Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra/ Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende./ Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,/ Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,/ Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.
