Per la rubrica Ritratti d’Autore continuiamo il viaggio nella letteratura gotica con Abraham “Bram” Stoker (1847 – 1912).
Di origini irlandese, visse in un villaggio dalle parti di Dublino fino a otto anni, ma la sua primissima infanzia non fu rose e fiori. Bram, infatti, fu costretto a letto fino agli otto anni da una malattia che gli impediva di alzarsi.
Durante questo lungo e opprimente periodo, la madre lo intratteneva con storie e leggende che includevano racconti soprannaturali o resoconti di morte e malattie. Che per un bambino malato sono l’ideale… Ma non tutto il male viene per nuocere, perché temi come il sonno senza fine, la resurrezione dei morti, la ricerca della pace, l’eterna lotta tra il bene e il male, li ritroviamo nel suo romanzo più famoso: Dracula.
Poi qualche santo in paradiso dovette essersi mosso a pietà perché Bram, guarì misteriosamente, anzi, miracolosamente. Divenne persino un eccellente sportivo e all’università si laureò in matematica. (Ecco, forse non era guarito del tutto).
Di se stesso diceva:
Credo di poter dire che, nella mia persona, rappresento la sintesi dell’educazione universitaria mens sana in corpore sano.
Al Trinity College studiò anche storia e letteratura e dopo la laurea lavorò per breve tempo come domestico. Con buona pace della laurea in matematica. Per non farsi mancare nulla, accettò anche un incarico come giornalista e critico teatrale per The Evening Mail. E lo fece gratis.
Gavetta dura, per il nostro.
Il vantaggio fu che il suo nome iniziò a circolare, le sue recensioni piacevano e lui stesso pubblicò alcuni racconti: La coppa di cristallo, Tesori sepolti, La nostra nuova casa.
Le finanze iniziarono a girare bene perché nel 1878, Bram Stoker sposò Florence Balcombe, la quale per un po’ era stata corteggiata nientemeno che da Oscar Wilde.
Grazie al suo lavoro, Bram strinse l’amicizia più importante della sua vita: quella con l’attore teatrale Henry Irving. Il frutto di questa bella amicizia e collaborazione lo ritroviamo ne I Ricordi personali di sir Henry Irving, che Stoker pubblicò nel 1906.
Grazie a lui, il nostro, ebbe modo di conoscere personaggi del calibro di Arthur Conan Doyle, e il pittore James Abbot McNeill Whistler.
In breve, Bram Stoker e signora, si trasferirono a Londra per dirigere il Lyceum Theatre di Irving. Incarico che ricoprì per 27 anni.
Oltre a occuparsi del teatro, Stoker continuò anche la propria attività di recensore e scrittore. Nel 1890 terminò di scrivere il suo primo romanzo: Il Passo del Serpente, una storia d’amore tipo Cenerentola ma ambientata tra le suggestive atmosfere irlandesi e con un vampiro al posto della matrigna.
Per arrivare al suo capolavoro ci vollero altri sette anni. Tutti dedicati allo studio e alla documentazione della cultura e della religione dei Balcani, cosa che gli riuscì splendidamente senza mai mettere piede in Romania.
L’ispirazione gli venne a seguito dell’incontro con il professore ungherese Vanbéry il quale gli aveva raccontato la leggenda del principe rumeno Vlad Tepes, meglio conosciuto come Dracula, voivoda di Valacchia nel sec. XV.
A Bram dovette sembrare un segno del destino. Il suo romanzo aprì la strada al culto dei vampiri, non che questi personaggi fossero una novità per il pubblico che aveva già avuto a che fare con mostri vampireschi, pipistrelli stregati ed esattori delle tasse, ma Stoker realizzò un romanzo dalle atmosfere cupe, gotiche e allo stesso tempo romantiche.
La storia è conosciuta in tutto il mondo, scritto in forma epistolare, narra le vicende del Conte Dracula, un vampiro di origini aristocratiche, che decide di trasferirsi dalla Transilvania in Inghilterra alla ricerca di nuove vittime e lo fa servendosi di Jonathan Harker un brillante avvocato londinese.
Inizialmente l’opera doveva essere una pièce teatrale dal titolo Il Non Morto, in cui il ruolo principale era destinato proprio Henry Irving, poi le cose sono andate diversamente.

Quello che non tutti sanno è che il romanzo non ebbe successo. Venne paragonato (perdendoci) ad altri capolavori come Frankenstein di Mary Shelley ed i Racconti del terrore di Edgar Allan Poe.
In compenso la storia piacque tantissimo allo scrittore islandese Valdimar Ásmundsson che pensò bene di tradurlo e pubblicarlo a puntate sul suo giornale: «Fjallkonan», con tanto di prefazione dello stesso Bram Stoker. Ma Ásmundsson si fece prendere un tantino la mano e non si limitò solo a tradurlo, lo riscrisse completamente aggiungendovi altri personaggi e rendendo la storia anche più erotica. Cambiò persino il titolo: I poteri delle tenebre. Dracula, il manoscritto ritrovato. Nessuno si accorse di nulla! Nemmeno l’autore. Quello vero. Ci volle un ricercatore olandese Hans de Roos per scorpire il “falso”.
Meno fortuna ebbero gli altri romanzi di Stoker come: La dama del sudario (1909) e La tana del Verme Bianco (1911); ancora oggi poco conosciuti.
E allora come arrivò, il nostro, al successo? Da morto.
Il manoscritto originale di Dracula, composto da 541 pagine, andò perduto e venne ritrovato solo nel 1980 in Pennsylvania. Qualcuno pensò bene di ricamarci sopra una bella campagna marketing e il libro venne rilanciato riscuotendo, finalmente, il meritato trionfo.
Trionfo, cui contribuì senz’altro la trasposizione cinematografica più famosa di sempre, quella di Francis Ford Coppola.
Si stima che nel corso ‘900 siano stati realizzati oltre 200 film con il personaggio di Dracula.
Negli ultimi anni della sua vita, Stoker ebbe diversi problemi di salute al cuore, che contribuirono a peggiorarne le condizioni fisiche.
Morì il 20 aprile del 1912, secondo alcuni di sifilide terziaria e secondo altri per il troppo stress lavorativo.
Curiosità:
Bram Stoker proveniva da una famiglia di antico lignaggio, la quale includeva anche un leggendario sceriffo che impiccò il proprio figlio. Chissà che feste a Natale…

1 commento
Bel ritratto di autore, interessante, ricco di informazioni e piacevole nella lettura.
Aggiungo una nota di interesse, il libro Dracula, dopo la sua riscoperta, è rimasto sconosciuto oltre cortina, e solo con la caduta della Federazione Russa, esso è divenuto famoso anche in quelle terre dove era stato ambientato.