Il ritratto d’autore di oggi è dedicato allo svedese Stieg Larsson (1954 – 2004)
Che non si dica che dalla Svezia vengono solo mobili Ikea.
L’autore della trilogia Millennium, nasce a Umea. Suo padre lavorava in fonderia e entrambi i genitori erano attivisti di sinistra. Poi papà Larsson subì un avvelenamento da arsenico che portò i genitori a trasferirsi a Stoccolma mentre Stieg e suo fratello vennero allevati per qualche anno dai nonni. Ovviamente anche lì si respirava giusto giusto una leggera aria antifascista che molto avrebbe influenzato l’avvenire di Stieg.
Alla morte dell’adorato nonno, i fratelli si ricongiunsero con i genitori. In casa si parlava di politica ma si leggeva anche molto, soprattutto gialli e fantascienza. Il libro preferito di Stieg era Pippi Calzelunghe. Pare che per il personaggio dell’hacker Lisbeth Salander si sia ispirato a una ipotetica Pippi adulta e punk. Che come devianza è assai discutibile…
Per un po’ Stieg crebbe a pane e fantascienza tanto che nel 1971 partecipò ad una convention di science fiction e pubblicò persino qualche racconto su riviste amatoriali.
Intanto arriva il servizio militare (per noi boomer era obbligatorio), lui si arruola in fanteria, nel contempo inizia a interessarsi a ciò che succede nel mondo; annusa come gira il fumo e subito dopo lo vediamo manifestare contro la guerra in Vietnam.
In questo periodo che gli accadono due cose: conosce la sua compagna di vita, Eva Gabrielsson, e matura una coscienza politica.
Stieg è un uomo schivo, di poche parole ma pieno di ideali, non è uno che si piega davanti a minacce o al denaro. Nel 1977 si reca un po’ di volte in Eritrea per addestrare un battaglione di donne guerrigliere del Fronte di liberazione del popolo eritreo, sull’uso di lanciagranate. Questioni di salute, tuttavia, lo costringono a tornare a casa e, per sbarcare il lunario, molla le granate e diventa graphic designer.
Da qui al giornalismo il passo è breve. Larsson diventa corrispondente dall’Inghilterra, si specializza nello studio dei movimenti xenofobi e non, dell’estrema destra, diventa consulente del ministero di Giustizia, inviato per l’OSCE e, occasionalmente, anche collaboratore di Scotland Yard. Gli anni della sua carriera di giornalista-scrittore lo vedono impegnato a scrivere saggi sulla democrazia svedese come Estremismo di destra e Democratici svedesi: il movimento nazionale.
Nel 1986 si occupa anche dell’omicidio del primo ministro svedese Olof Palme. Questi doveva essere una spina nel fianco a livello internazionale perché si era espresso contro la guerra in Vietnam, contro il nucleare, contro l’apartheid e, dato che era uomo di pace, venne scelto pure come mediatore tra Iran – Iraq poco prima di venir assassinato. Larsson vide nell’attentato elementi di estrema destra. Netflix, invece, ci vide la possibilità di farci una serie: The unlikely murder.
A questo punto, anche Stieg inizia a dar fastidio e riceve minacce di morte. Ma figuriamoci se lo scalfiscono.
Nel 1995, dopo l’omicidio di cinque ragazzi per mano di estremisti di destra, decide che è giunto il momento di fondare una sua rivista con una linea editoriale antirazzista e dichiaratamente avversa al neofascismo svedese. Nasce EXPO. Lui e i suoi collaboratori, la stessa Eva e gli amici che lo sostengono si impegnano contro ogni forma di odio: razzismo, antisemitismo, fascismo, discriminazioni, abusi sulle donne, e chi più ne ha più ne metta.
A questo punto le minacce diventano sempre più… minacciose e lo costringono a vivere per anni sotto scorta. Il che significa modificare continuamente tragitti, appuntamenti, indirizzi, nonché tenere segreto il proprio domicilio. Nel tempo libero continua a leggere. La sua passione rimane la fantascienza ma diventa un patito di polizieschi, in particolare di quelli anglosassoni. A un giornale confidò:
Più che fare propaganda o tentare di fare letteratura classica, un poliziesco deve in primo luogo intrattenere il lettore. La narrativa di genere è tra le forme più popolari d’intrattenimento. E solo catturando completamente l’attenzione e la fiducia del lettore posso usarla per trasmettere un messaggio, ed è quello che voglio fare.
La sua compagna lo spinge a scrivere e lui produce un manoscritto da oltre duemila pagine.
Millennium è un poliziesco straordinario. Un giornalista caduto in disgrazia per essersi messo contro il Berlusconi della situazione, si autosospende dalla sua rivista Millennium e accetta la proposta di un multimiliardario: ritrovare la nipote prediletta scomparsa da quarant’anni. Quello che il giornalista non sa è che l’uomo, prima di affidargli l’incarico, aveva commissionato un’indagine su di lui ad un hacker (Lisbeth Salander) dalla personalità che definire antisociale equivale a un complimento. Le loro storie finiscono per intrecciarsi e mettere a nudo segreti di famiglia e di stato.
In realtà, l’intera trilogia trasmette molteplici valori quali la necessità di battersi per difendere i propri ideali, il rifiuto di arrendersi, vendersi o piegarsi di fronte a chi è più potente di noi. Il ritmo incalzante e denso di colpi di scena ci trasporta in una società svedese corrotta in cui le forze dell’ordine, dai poliziotti, agli assistenti sociali ai giudici e su a salire, hanno più di uno scheletro nell’armadio.
Il lettore quasi non respira. E questo fa di Larsson un autore scandinavo anomalo rispetto ai suoi colleghi nordici che prediligono indagini lente condotte da protagonisti depressi o malinconici, quando va bene, oppure alle prese con la propria o l’altrui introspezione, quando va male.
Va detto che la trilogia: Uomini che odiano le donne – La ragazza che giocava col fuoco – La regina dei castelli di carta, è uscita postuma. Larsson, purtroppo, non fece in tempo a vedere i suoi libri sugli scaffali delle librerie né a godere dei milioni di euro di proventi. Muore una manciata di mesi prima della pubblicazione per attacco cardiaco.
Anche il testamento è stato un giallo. Larsson aveva destinato tutti i proventi al Partito Socialista. Padre e fratello però, appena visti i grafici di vendita scoprirono che la strada per il paradiso dei lavoratori di sinistra era lunga e che loro, tutto sommato, erano un po’ meno comunisti del previsto. Si tennero il malloppo riuscendo a invalidare il testamento e ad estromettere anche Eva, dato che i due non erano sposati.
Eppure… a quanto pare esiste un quarto romanzo e appunti per altri sei. Ebbene sì, ma si trovano nel computer di Eva. Quindi padre e fratello Larsson non possono metterci su le mani, con grande sollievo dei giornalisti di Expo e degli amici del defunto. La compagna così ha commentato:
Non voglio che il nome di Stieg continui ad essere un’industria e un marchio. Visto come vanno le cose, non mi stupirei di vederlo un giorno su una bottiglia di birra, una confezione di caffè o un’automobile. Ma io non voglio che le sue battaglie e i suoi ideali finiscano infangati e sfruttati.
Tuttavia nel 2015 (con il consenso di papà Larsson) è uscito il sequel della trilogia firmata da David Lagercrantz, dal titolo: Quello che non uccide. Il romanzo è stato apertamente criticato dai giornalisti di EXPO e da Eva dato che, secondo lei, non corrisponde a quanto scritto da Stieg.
Curiosità:
Il motivo per cui Stieg ed Eva non si sono mai sposati è (a quanto pare) questo: per la legge svedese le coppie che intendono sposarsi devono menzionare pubblicamente i loro discorsi. E dato che i nemici di Stieg non aspettavano altro, la coppia preferì soprassedere.