Per la rubrica di Ritratti d’Autore, oggi siamo in compagnia di Astrid Lindgren (1907-2002).
L’autrice di Pippi Calzelunghe crebbe in una fattoria a Näs. Seconda di quattro figli, trascorse la sua infanzia in un clima sereno e spensierato, che fu poi fonte di ispirazione per le sue storie. Il fratello maggiore divenne un membro del parlamento svedese e autore di satire politiche. Le due sorelle più piccole invece si dedicarono rispettivamente alle traduzioni e al giornalismo.
Quindi più o meno tutto in famiglia. In questo paesaggio agreste Astrid diventa un’adolescente giusto un filo ribelle. Forse sente che la realtà di provincia le va stretta; fa di tutto per vedere ogni opera teatrale o cinematografica che capita a tiro ed è la prima ragazza del paese a tagliarsi i capelli corti. Finita la scuola inizia a lavorare come correttrice bozze in un giornale locale ma qui inciampa in un contrattempo con il suo capo (sposato e con sette figli). Il contrattempo dura i soliti nove mesi e si chiama Lars. Ma un figlio fuori dal matrimonio negli anni ’20, non era cosa manco in Svezia.
Così si trasferisce a distanza di sicurezza dalle malelingue: Copenaghen. Purtroppo i soldi sono pochi e il piccolo Lars viene dato in affidamento. Astrid non si perde d’animo, trova lavoro prima in una specie di call center poi alla Royal Automobile Club, dove conosce il futuro marito che sposa nel 1931.
Ora che la situazione sentimentale ed economica è a posto, può ricongiungersi col figlio, con cui è sempre rimasta in contatto. Poco dopo nasce Karin, la secondogenita.
A sette anni la piccola si ammala di polmonite e Astrid, al suo capezzale, inventa fiabe per tenerla su di morale. Un giorno Karin chiede alla mamma di raccontarle una storia buffa su un personaggio altrettanto buffo di cui aveva già inventato il nome: Pippi Calzelunghe.
Una come Astrid pensa subito che un nome così bizzarro merita una figura originale e fuori dagli schemi. Così madre e figlia iniziano a giocare con la fantasia ideando situazioni decisamente fuori dal comune, altri personaggi e altre storie una più stravagante dell’altra.
Nel frattempo Astrid cambia un altro paio di lavori, fa la segretaria a un criminologo presso l’università di Stoccolma e poi, allo scoppio della seconda guerra mondiale, inizia a lavorare nel dipartimento dei servizi segreti con l’incarico di leggere e studiare le missive tedesche. In questo periodo tiene anche un diario in cui racconta la sua personale visione della guerra, e lo condisce con articoli di giornali e dichiarazioni che sente alla radio. Questa esperienza la troviamo dei suoi Diari di Guerra pubblicati solo nel 2015 e dove sono inserite anche alcune delle “lettere” che aveva letto.
Il 1944 per Astrid è l’anno della svolta perché accadono due cose che le cambieranno la vita: arriva seconda ad un concorso letterario organizzato dalla casa editrice Rabén&Sjögren e si sloga una caviglia. Ma andiamo con ordine.
Al concorso aveva partecipato con un romanzo epistolare dal titolo Britt-Mari ambientato in una caotica e simpatica famiglia che vive nella campagna svedese. La protagonista è la quindicenne del titolo che un giorno eredita dalla mamma svampita ma geniale una macchina da scrivere. Inizia così la corrispondenza con una sconosciuta che vive a Stoccolma.
Britt-Mari è ironica, pungente e ha una parlantina degna di un commerciale della Folletto. In più sta crescendo, l’infanzia è alle spalle e lei si sente quasi grande e il suo spirito scalpita per conoscere il mondo. Un romanzo di formazione frizzante con un’eroina un po’ ribelle. Chi ci ricorda?
Quanto alla caviglia, ebbene la slogatura costrinse Astrid a rimanere a letto per un po’.
Così, per ingannare la noia, inizia a scrivere il libro con le rocambolesche avventure di Pippi Calzelunghe; la immagina come una bambina che conduce un’esistenza libera, priva di vincoli e costrizioni in un paesino che si chiama Villa Villacolle. Arriva anche a illustrarlo da sé prima di regalarlo alla figlia Karin in occasione del suo decimo compleanno.
Il manoscritto viene poi inviato alla casa editrice Förlag, che lo respinge. E qui ci vuole un minuto di silenzio per l’editore.
Poco dopo lo presenta a Rabén & Sjögre pensando di partecipare allo stesso concorso del precedente romanzo. E stavolta vince il primo premio. Il successo è immediato, non solo, ma la casa editrice la assume come editor per una collana dedicata all’infanzia.
L’editore infatti, aveva capito che quello di Astrid era un modo di fare letteratura per bambini molto diverso dai soliti cliché pieni di morale con personaggi triti e storie prevedibili.
Pippi è un’eroina anomala: una bambina di nove anni che vive da sola, si veste in modo stravagante con abiti che cuce lei stessa, va in giro per il mondo con un cavallo bianco di nome Zietto e una scimmietta di nome Signor Nilsson, ha una forza incredibile e affronta la vita in modo avventuroso e magico con i suoi amici Annika e Tommy.
Decisamente un personaggio rivoluzionario.
Le avventure di questa piccola peste hanno fatto il giro del mondo ricevendo tutti i premi possibili e immaginabile. Pippi è stata tradotta ovunque, pure in lingua zulu.
Ma dalla penna di Astrid Lindgren, sono usciti innumerevoli racconti e personaggi indimenticabili: da Emil di Lönneberga a Karlsson sul tetto, dai monelli di via dei Monelli ai bambini protagonisti di albi illustrati, racconti e fiabe poi diventati film e cortometraggi.
Io non voglio scrivere per gli adulti. Voglio scrivere per quei lettori che possono attuare miracoli. E solo i bambini fanno miracoli quando leggono.
Astrid Lindgren scrisse più di 115 altri racconti, inclusi gialli, racconti di avventura, fantasy e lavori per la televisione svedese e il cinema.
Curiosità:
Il nome completo di Pippi è Pippilotta Virktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe. Alzi la mano chi se lo ricordava.