Un’odissea. Così ci descrive la figlia di una signora ultraottantenne di Carrara la sua esperienza totalmente negativa con la struttura del Nuovo Ospedale Apuane.
“Tutto è iniziato la mattina di domenica 11 settembre quando ho chiamato l’ambulanza per mia madre, soggetto cardiopatico, che aveva difficoltà a respirare e un viso cianotico. L’ambulanza l’ha portata al NOA, dove è stata trattenuta in pronto soccorso fino alle 17.30 del pomeriggio, quando è stata mandata a casa come asintomatica.
Lamentando sempre le stesse problematiche per tutto il weekend, lunedì 12 siamo stati costretti a chiamare nuovamente l’ambulanza e, questa volta, i medici hanno deciso di ricoverarla.
La mattina di martedì 13, sono stata contattata via telefono, in un modo estremamente vergognoso e incosciente, da un dottore che mi ha informato sulle gravissime condizioni di salute di mia madre., che prima non erano state riscontrate.
Al di là del fatto che credo che certe informazioni vadano date faccia a faccia e non in un momento qualsiasi della giornata con una telefonata, la faccenda non è finita qui.
Mia madre è stata ricoverata fino a ieri, lunedì 19 settembre. Sono stata contattata dall’ospedale per le dimissioni, mi sono recata là, ho preso i documenti necessari e sono stata informata che, entro un’ora circa, l’ambulanza avrebbe portato a casa la paziente, essendo già stata avvisata. Erano le 14,30 quando ho lasciato l’ospedale con queste informazioni.
Alle 15,30, quando l’ambulanza avrebbe dovuto arrivare a casa nostra, non si è presentato nessuno. Abbiamo aspettato un’altra ora, poi altre due ore, tre ore e abbiamo provato a chiamare in reparto per sapere che problema ci fosse. Ci hanno detto che non era colpa loro se l’ambulanza tardava ad arrivare perché la chiamata era stata fatta.
Mia madre è stata ad attendere su una sedia, in camicia da notte perché le sue cose erano già state portate via, fino alle 22,00. A quel punto, lamentandoci con l’ospedale, abbiamo chiesto ulteriori spiegazioni. La risposta è stata la stessa data in precedenza. Dopo ulteriori rimostranze, ci hanno detto che poteva restare lì e la saremmo potuti andare a prendere in macchina la mattina successiva.
Avendo sentito mia madre al telefono, stremata e infreddolita, la siamo andati a prendere quella stessa sera: È arrivata alle 22,20, restando su quella sedia, in attesa di essere trasportata a casa, per 8 ore.