Massa Carrara: troppi sono i momenti che ricordano le tragedie e gli orrori del nazifascismo. Presidente della Provincia, sindaco, prefetto, vescovo, autorità civili e militari, hanno reso omaggio alle 147 vittime della strage delle Fosse del Frigido.
Erano presenti gli studenti del liceo musicale Palma, della primaria di Villette e dell’istituto superiore Zaccagna.
147 prigionieri, detenuti comuni e politici, ospiti del carcere mandamentale del castello Malaspina, rappresentanti di 61 province italiane e cittadini di 6 diverse nazionalità: albanesi, greci, italiani, libici, slavi e svizzeri, considerati inutili, un peso di cui disfarsi, conobbero l’orrore e la ferocia della barbarie nazifascista.
Dopo la messa officiata dal vescovo Mario Vaccari, nel suo messaggio di pace, un composto corteo ha reso omaggio al monumento che riporta incisi i 147 nomi delle vittime della strage. Ha portato il saluto il presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti ricordando che certi fatti, purtroppo non sono finiti:
“Nella primavera- estate 1944, sulle nostre montagne c’era la linea gotica e qui, in quel periodo, sono state perpetrate le peggiori stragi nazifasciste. In città avevamo il carcere giudiziario al Castello Malaspina e quello penale in via Pellegrini con 700 detenuti da trasportare nel nord Italia, verso i campi di concentramento. Purtroppo il numero aumentava sempre di più in quanto i bombardamenti degli alleati stopparono il trasferimento dei detenuti.
Tuttavia, grazie a quei bombardamenti, con i muri abbattuti, molti riuscirono a fuggire. Ricordiamo l’azione partigiana di fine luglio, sempre al carcere, dove venne ucciso il giovane partigiano Giuseppe Minuto.
Dunque, dei 700 prigionieri, in quel carcere ne rimasero 70 e furono trasferiti nel castello Malaspina. Questi detenuti divennero un problema per i tedeschi che erano in ritirata e così, come carne da macello, li caricano su dei camion. Loro pensavano di essere trasferiti e non immaginavano certo di trovarsi intorno ad una fossa per esservi gettati dentro. Quei detenuti erano deboli, malati, erano quelli che non ce l’avevano fatta a fuggire. Furono uccisi intorno a un cratere e ricoperti di terra. Nel 1945 i miasmi richiamarono l’attenzione su quelle fosse. Il rischio di epidemia era forte per cui vennero ricoperti e solo nel 1947 vennero riesumati e trasferiti nel cimitero. Questo lo dico – spiega – per raccontare un evento che non si colloca in un contesto come le rappresaglie o in un contesto della reazione a qualche azione partigiana, ma deriva da un’idea razzista verso il popolo italiano, e di rancore dopo l’armistizio dell’8 settembre. Fu un atto terroristico. Spero che i ragazzi presenti possano essere una memoria futura. Nonostante quello che il mondo ha subito – ha concluso – ancora non ha imparato a vivere”.
E ha aggiunto:
“Ci sono altre guerre, quelle che non si vedono: la lotta di chi muore di fame, di chi è emarginato, di chi non ce la fa, una guerra che colpisce le famiglie. Dalla lotta di resistenza è nata la carta costituzionale che ancora oggi, purtroppo, non viene applicata”.
“Questa è una terra sacra – ha commentato il sindaco Francesco Persiani – cosparsa di tanto sangue di vittime innocenti, che non dobbiamo dimenticare. Ciò crea in noi gli anticorpi necessari per poterci confrontare con il passato.
Questa è un’occasione importante per i giovani, ottenuta grazie allo sforzo di scuola, famiglie e istituzioni, a significare quanto rispetto ci sia per queste commemorazioni.
Il vescovo ha citato tante volte la parola pace. Parola che fino a qualche anno fa stavamo dimenticando. Dobbiamo ricordare che niente possiamo fare senza la pace. Purtroppo, vicino a noi questa pace è venuta meno”.
Dino Oliviero Bigini, presidente onorario dell’Anpi, che ha sperimentato quei momenti della lotta di liberazione e subito la crudeltà della guerra diventando “Storia”, ha tenuto l’orazione ufficiale.
“Noi rammentiamo una strage, una guerra che abbiamo subito, ma siamo ancora in guerra, in modo diverso e forse più pericoloso. Non so se vale la pena continuare con questo tipo di manifestazioni per cui non ho preparato un discorso ma alcuni brani di un poema, “Mani di marmo”, scritto da un nostro concittadino”.
Sono intervenuti: Maria Cristina Bigi direttrice della casa di reclusione di Massa, Giancarlo Rivieri di Fivl. Ha coordinato l’incontro Nino Ianni. Era presente anche una delegazione dei detenuti della casa di reclusione di Massa.