Il ritratto di oggi lo dedico a Katherine Mansfield (1888-1923).
Katherine Mansfield è considerata una dei maestri della novella breve e moderna, che comprende anche la narrativa degli anti-eroi, delle persone comuni, dei problemi quotidiani, quest’ultimi spesso ispirati alla sua esistenza caotica e anticonformista.
Non ebbe vita serena, questo è poco ma sicuro; Katherine, che i più intimi chiamavano Kass, era solitaria, audace, euforica fino all’eccesso e depressa. Fu segnata dalla malattia e dal desiderio mai esaudito di un focolare domestico. Bramava una vita da donna come tutte le altre. Anche se fece di tutto per essere all’opposto di “tutte le altre”.
Di se stessa scrisse: «Ho sempre avuto una furia isterica di vivere, l’isteria è una grande ispiratrice. Detesto le ore grigie, amo i giorni che passano all’orizzonte come nubi di tempesta».
Ecco, immaginarla in un quieto focolare domestico è un po’ dura…
Andiamo con ordine. Nacque in Nuova Zelanda, all’anagrafe viene registrata col nome di Katherine Beauchamp. Suo padre si era arricchito nelle colonie inglesi mentre la madre, da buona donna vittoriana, si era sposata e aveva messo al mondo un numero sufficiente di figli per puro senso del dovere. Cosucce come affetto, amore e calore del focolare domestico sarebbero rimasti sconosciuti in casa Beauchamp se non fosse stato per nonna Gwen Mansfield. Ecco, così sapete dove ha preso il cognome.
A differenza delle placide e perfette sorelle, Kass era ribelle, incostante negli studi e contraria a qualsiasi forma di disciplina. Ad ogni modo la sua infanzia scorre lieta in una sorta di Eden che spesso ritroviamo nei suoi racconti pieni di pace, letizia e giornate soleggiate (come in Preludio) o dove il sole sorge in eterno (come in Felicità). Tanta è la gioia che traspare nella natura, quanto spietata è la sua penna quando arriva al mondo degli esseri umani che descrive pieni di piccole ridicole vanità, grettezze e assurde meschinità.
Convinta che nessuno potesse comprenderla veramente, amava dire:
“Nessuno sa dove sei, nessuno ha la più vaga idea neppure di chi tu sia”.
A questo pensiero, però giunge in età molto adulta e dopo una serie notevole di disavventure.
A quindici anni, smuove mari e monti per andare a Londra e, dato che far studiare i propri pargoli in un college inglese faceva fino, il padre acconsente e la manda al Queens College.
In realtà Kass si era innamorata di un musicista di nome Arnold Trowell che sembrava pronto a sposarla ma dal 1903 al 1906, invece di studiare, ne combina più di Bertoldo a corte: si appassiona alla letteratura, ha una relazione con un’amica, torna a casa e poi di nuovo a Londra, lascia gli studi, vuole fare la violoncellista. A questo punto i suoi, stufi di pagare a buffo, le tagliano i viveri e lei, che non ha un penny, torna alla carica con il fidanzato musicista e la storia del matrimonio ma lui non vuole più saperne. E allora, per ripicca, Kass si butta tra le braccia del futuro ex cognato e rimane incinta.
Come da copione, il ragazzo se ne lava le mani. Domanda da un milione di dollari: Cosa poteva fare una ragazza sola, incinta e senza un soldo nella Londra di inizio secolo? Si sposa. Lui è George Bowden, insegnante di canto, classe 1877. Il matrimonio dura un giorno, lei rifiuta di consumare e fugge via. Dalla Nuova Zelanda arriva sua madre con la stessa furia di una slavina, trascina la figlia in una stazione termale in Baviera e lì tra una cura e l’altra, Kass perde il bambino.
La ciliegina sulla torta arriva quando mamma e papà Beauchamp la diseredano.
L’unica cosa che può fare è tornare dal marito. Lentamente Kass risale la china confortata dalla letteratura russa, in particolare dai romanzi di Cechov. Per lei è un colpo di fulmine… letterario.
Inizia a scrivere in modo maniacale, quasi febbrile. Suo marito l’aiuta a pubblicare i primi racconti che lei firma Katherine Mansfield. È la svolta. Kass inizia a vivere del proprio lavoro e questo le dà la molla per lasciare definitivamente il povero Bowden.
Ma i guai non sono finiti. Poco tempo dopo viene operata d’urgenza, ufficialmente per peritonite; in realtà si sospetta una infezione da gonorrea trasmessa da un – non pervenuto – amante che l’aveva sedotta e abbandonata. Segue lo stesso copione già visto, aborto compreso.
Stavolta Kass ne esce trasformata. Letteralmente. Il suo look è a dir poco eccentrico, i capelli cortissimi, i tacchi altissimi, i colori sgargiantissimi… tanti issimi che però non bastano a far rimanere le persone accanto a lei. Kass è instabile, aggressiva e assai poco fiduciosa nel prossimo.
In compenso continua a scrivere e, grazie alla mecenate Ottoline Morrell, viene introdotta nel salotto di Virginia Woolf, e tutti gli artisti che gravitano attorno al suo Bloomsbury Group. Qui conosce John Middleton Murry suo futuro marito.
I due vanno a vivere insieme, ma il ragazzo è povero in canna e scoprono che due cuori e una capanna è tanto romantico sulla carta quanto disgraziato nella realtà. Kass, intanto, non si fa mancare nulla, amanti, crisi isteriche, continui sbalzi d’umore. Tutti disturbi che oggi definiremo “bipolari”.
La coppia tenta la sorte fondando una casa editrice, ma si rivela un fiasco colossale, in più avevano preso in casa un vecchio amante di Kass che si rivela essere un pozzo di San Patrizio di debiti. Neanche la pubblicazione del suo primo libro Una pensione tedesca, (1911) pur apprezzato dai lettori, riesce a migliorare l’economia domestica.
Lo stile della Mansfield però piace a Virginia Woolf che ne fiuta il talento e nel 1918 con la sua casa editrice – la Hogarth Press – pubblica il suo racconto più lungo e più bello: Preludio.
Salta all’occhio la capacità di Katherine Mansfield di saper catturare con poche immagini, un luogo o uno stato d’animo. Anche i dialoghi brillanti e vivaci fanno emergere il carattere dei personaggi, basta una battuta, una parola in più o in meno per mettere a nudo, i dubbi, gli odi che si celano dietro una facciata perbenista e superficiale.
Nello stesso anno Kass ottiene il divorzio da Bowden e sposa il suo John. Ma la felicità non era per lei, almeno in questo mondo. Suo fratello, l’unico che abbia veramente amato, muore sul fronte francese e a Katherine viene diagnosticata la tubercolosi. Nemmeno il neo marito le è di aiuto. Le voleva bene, sì, ma da lontano. E dopo due settimane di matrimonio si dividono.
Le condizioni di Kass sono serie, i medici le prescrivono un clima caldo e lei va a vivere a Sanremo. Da lì si sposta sulla Costa Azzurra, poi in Svizzera sempre alla ricerca di una cura miracolosa ma le sue condizioni di salute peggiorano inesorabilmente. In questo periodo intesse una relazione con la giornalista e fervente femminista Beatrice Hastings e continua a scrivere, non può farne a meno, è la sua medicina, l’unica cosa che la estranea dalla dura realtà.
Dal 1920 al 1923 pubblica Beatitudine e altre storie, La festa in giardino, una raccolta di Poesie, Il nido della colomba e altri racconti.
Poi un medico le suggerisce come cura quella di danzare nuda in mezzo ai maiali e di inalare il fetore delle mucche nella stalla, in modo da accogliere in sé la «radiazione del magnetismo animale», che avrebbe dato forza ai suoi polmoni malati. È l’ultimo di una lunga serie. Kass muore in pochi minuti il 9 gennaio del 1923.
Alla sua morte lasciò un gran numero di pagine inedite, che verranno stampate dal marito, insieme al diario e alle lettere, regalandole l’immortalità.
Curiosità
Nella sua sregolata vita, Kass e suo marito vissero anche un ménage a quatre con lo scrittore (e di lei grande amico) David Lawrence e sua moglie Frieda von Richtoffen. Il cognome vi ricorda qualcosa? Lei era nientemeno che la cugina del famoso barone rosso.