Alla conferenza ‘Donna, vita e libertà’, organizzata da Soroptimist Club e introdotta dalla dottoressa Rita Bonini sono intervenuti Mirella Cocchi, pari opportunità della Toscana, Barbara Molinari del circuito culturale Leonardo, poi la signora iraniana Parisa Soleimani fondatrice della associazione donne in movimento di Pisa.
Hanno completato il gruppo Alessandra Berti voce narrante accompagnata alla chitarra da Massimo Montaldi, Veronica Pucci all’arpa, Laura Olivieri danze medio orientali e Evelin Mori soprano.
Tutti i giorni sentiamo dalle tv e dalle varie fonti di informazioni le terribili condizioni imposte alle donne iraniane, condizioni impossibili da sopportare e, per noi, anche impossibili da immaginare. Una cosa poi è ascoltare le cose dalle tv, un’altra sentirle dalla voce diretta di una ragazza iraniana che nella sala degli specchi di Palazzo Ducale è stata ascoltata dal folto pubblico in un silenzio irreale.
Donna, vita, libertà è scritto nel volantino che promuoveva la serata e questo è lo slogan che dai primi giorni delle proteste in Iran si è diffuso in tutto il mondo.
E’ partito dai giovani, che sono scesi in piazza per protestare contro la morte di Mahsa Amini e poi si è diffuso a macchia d’olio.
La ragazza che testimonia tutto si chiama Maryam.
“Mahsa era una ragazza di 22 anni che i genitori ed i parenti non vedranno mai più – inizia a raccontare Maryam con un sorriso velato che tradisce il dramma ma conferma la dignità ed il coraggio di queste donne – perchè non ha rispettato il codice di abbigliamento della repubblica islamica. Una giovane vita spenta perché spuntava una ciocca di capelli. Ma il problema non è la ciocca di capelli. L’obbligo del velo islamico è solo la punta dell’iceberg di quello che subiscono le donne, ma anche gli uomini iraniani.
Voglio cercare di raccontarvi un po’ della mia esperienza.
Voglio testimoniare quello che la repubblica islamica fa alle donne di quel bellissimo paese che è l’Iran in nome di una religione che invece può essere pacifica e rispettosa dei diritti.
Quando ero nel mio paese, fuori casa non sono mai potuta essere me stessa. Sembra una cosa sciocca, ma non potevo baciare il mio fidanzato in pubblico: la polizia ci avrebbe portato via ed avremmo anche rischiato le frustate. Non avrei potuto scegliere gli studi o i lavori che mi piacevano e nemmeno prendere il passaporto se mio padre non fosse stato d’accordo. A scegliere deve essere il padre poi il marito, o il parente maschio più vicino. La donna mai.
Non potevo ballare o cantare, perché avrei potuto rovinare la fede degli uomini. Alle donne è vietato guidare le moto o le bici. Però ci fanno cantare nei cori e ci fanno guidare la macchina. Chissà che gli passava in testa… Altra assurdità è che non solo le scuole sono divise in maschili e femminili, ma che in quelle femminili, dove studenti ed insegnanti sono tutte di sesso femminile e quindi non c’è nessun fedele a cui dare fastidio, comunque bisogna portare il velo per tutto il tempo”
Un attimo per prendere fiato, o forse coraggio e Maryan riprende.
“In caso di divorzio non abbiamo diritto all’affidamento del figlio se è maggiore di 7 anni, a meno che il padre non sia drogato o disoccupato. E’ per tutti queste ingiustizie, e per tante altre che ho tralasciato, che le giovani ed i giovani dell’Iran si stanno battendo. Si stanno battendo a mani nude contro fucili e manganelli. Oppongono la gioventù alla prigione ed al boia.
Questi giovani coraggiosi non sono soli. Hanno l’appoggio dei loro fratelli e sorelle all’estero. E guardandomi attorno vedo che hanno l’appoggio anche degli altri popoli.
Ora però tocca ai governi. Perché noi apprezziamo tanto i gesti simbolici, ma è arrivato il momento delle azioni concrete. Abbiamo bisogno che i governi democratici riconoscano la legittimità di questa rivoluzione, smettano di fare affari con il regime e soprattutto non rimangano indifferenti a tutte queste violenze.
Per concludere voglio dire di quanto sono orgogliosa del mio popolo, sia delle donne, che finalmente sono in prima fila in una rivoluzione che speriamo porterà alla libertà dell’Iran, che degli uomini, che le stanno sostenendo con tanta forza.
Sono fiera di questa rivoluzione così moderna, senza capi, ma dove ogni singolo cittadino è capo di se stesso e cerca di coordinare ed unire le forze con tutti gli altri. Una rivoluzione che alla ferocia della repressione contrappone la non violenza, e nonostante tre mesi di arresti, pestaggi e spari sulla folla da parte del regime, è una rivoluzione che non accenna a spegnersi.
Per questo ogni giorno gridiamo “zan zendeghi azadi”, donna vita liberà, fino alla liberazione dell’Iran da questo regime sanguinario e oscurantista ed alla completa emancipazione delle donne”.
Ecco e queste confessioni sono state intermezzate da tante confidenze anche più crudeli e disumane.
Maryan ha dimostrato di avere fiducia negli uomini, fratelli, mariti, fidanzati che hanno cominciato ad unirsi in massa alle proteste. E di queste ultime ore é la notizia che sembra essere finalmente stata eliminata la polizia morale, la più spietata fino ad ora.
“Ci stanno uccidendo tutte” si è lasciata scappare alla fine.