Continuiamo questa carrellata di ritratti dedicata ai grandi giallisti e oggi tocca a Joe R. Lansdale (1951).
Il nome completo è un lunghissimo: Joe Richard Harold Lansdale. Di origine texane, da piccolissimo si trasferì con la famiglia nella città di Nacogdoches che poi sarà l’ambientazione di molti suoi romanzi e dove tuttora vive con moglie e figli.
Da piccolo era un lettore voracissimo, i suoi gusti spaziavano da Mark Twain a Bram Stoker e Jack London ma non disdegnava la fantascienza di Bradbury o di Fredric Brown e poi era un appassionato di fumetti, B-movie e letteratura pulp. Insomma, un bel minestrone. Non crediate, però, che passasse le giornate col naso nei libri, anzi… Suo padre era un meccanico analfabeta che si guadagnava da vivere con gli incontri di wrestling e, grazie a lui, Joe si appassionò alle arti marziali. Ma, anche qui come per i suoi gusti letterari, non scelse una disciplina precisa, le scelse tutte. Passò dalla Boxe al Wrestling, poi al Jujitsu infine allo judo. Basterà? Nemmeno per idea, appena imparava le tecniche base (non era uno che approfondiva tipo maestro Shifu), passava alla disciplina successiva. Ed eccolo allenarsi con il Tae Kwon Do, poi il Thai e il Kung fu. Non pago si allenò con tecniche tutte sue e arrivò a fondare (ma siamo già nel 1996) una nuova disciplina marziale chiamata Shen Chuan (pugno dello spirito) che insegna nella sua scuola: il Lansdale’s Self-Defense System.
Non credo abbia mai avuto problemi con i bulli.
Nel 1973 pubblicò con la madre un trattato di botanica che vinse anche un premio e questo dovette essere una specie di colpo di fulmine perché da allora non smise più di scrivere. Per tutti gli anni settanta il suo nome era associato a racconti sia gialli che di fantascienza, di horror, noir e pure western, in barba al marketing di certe case editrici che legano il nome di uno scrittore indissolubilmente a un genere letterario.
Tutto questa commistione ha fatto sì che venisse fuori uno stile passato alla storia come lo Stile Lansdale che mette insieme ironia, dialoghi pepati, un po’ di gergo volgare, un gran bel po’ di azione e la descrizione impietosa della realtà nei suoi aspetti più crudeli, il tutto condito con una dose extra di satira sociale. Anche i personaggi sono buffi e le trame stravaganti, come quando scrisse di Elvis Presley e John F. Kennedy che combattevano una mummia egiziana che succhiava l’anima in una casa di cura (Bubba Ho-Tep), per citarne uno che è diventato pure un film.
Tuttavia gli scrittori sanno bene che a vender racconti non si pagano le bollette, così il nostro dovette ingegnarsi facendo i lavori più disparati da contadino a buttafuori, da bidello a operario.
Il 1981 gli portò decisamente fortuna. Lansdale pubblicò il suo primo romanzo dal titolo Atto d’amore, che racchiude una trama gialla, un po’ horror e un po’ d’azione. In una parola: splatterpunk. All’inizio ricevette fior di rifiuti, un po’ per il genere e molto per il suo modo di scrivere ancora acerbo, comunque, chi la dura la vince e il romanzo arrivò sulla scrivania dell’editore Zebra Books che dovette vederci qualcosa di buono. In Italia è stato tradotto e pubblicato da Fanucci solo nel 2003.
Il libro andò benino e questo fu sufficiente perché il nostro mollasse tutto e si dedicasse a scrivere.
Dato che gli piacevano i mischioni, nel 1983 pubblicò Dead in the West una via di mezzo tra western e fantastico dove protagonisti indiani sono alle prese con super cattivi zombi. Nell’introduzione, l’autore si rivolge direttamente al lettore confidandogli che non sta per leggere una storia di “alta letteratura”, al contrario di mettersi comodo e prepararsi per qualcosa di gradevole e leggero. Che poi tanto leggero non è…
Il reverendo Jebidiah Mercer giunge nella cittadina di Mud Creek (Texas) con l’intenzione di riportare i peccatori sulla retta via. Non che il reverendo sia un uomo tanto retto – capiamoci – è dedito al whisky, non disprezza la compagnia femminile ed è molto, molto, molto veloce con la pistola.
Questo suo modo di ammiccare al pubblico in modo simpatico e irriverente, piacque tantissimo.
In realtà, Dead in the West è il sequel di Texas Night Riders, ahinoi, non ancora tradotto.
Poco tempo dopo esce la trilogia Drive-In; stavolta gli ingredienti base sono il fantasy e la fantascienza e un pizzico di horror che sta bene su tutto.Qualche problema, Lansdale lo ebbe con la pubblicazione di Il lato oscuro dell’anima. Inizialmente doveva trattarsi di una storia di suspense molto realistica, poi però iniziò a buttarci dentro elementi dell’orrore un tantino forti e altri di genere fantastico. Tutto gira attorno a cinque adolescenti, tre dei quali assassini seriali mentre gli altri due non osano staccarsi dal branco. Si parla di stupri, necrofilia, sadismo e cosucce che non sono argomenti da the e pasticcini. Non stupisce che abbia avuto problemi a piazzare questo lavoro che, tuttavia, venne pubblicato nel 1987.
In tutto Lansdale ha al suo attivo una trentina di romanzi e, a parte biografie e romanzi storici, ha scritto su qualunque genere.Ma il giro di boa, Lansdale, lo fa con la produzione poliziesca e stavolta senza interferenze varie. In Italia ha spopolato negli anni novanta con la coppia di sbirri più simpatica e improbabile del mondo: Hap e Leonard. Le loro indagini si svolgono nell’immaginaria città di Labord, nel Texas orientale. Hap Collins è un lavoratore bianco, appartiene alla classe operaia, ha quarant’anni e ha preferito farsi qualche mese di carcere federale pur di non partire per la guerra nel Vietnam di cui era fermamente contrario. Leonard Pine invece è un veterano del Vietnam, è gay e nero. Figuriamoci l’eco che ebbe nella puritanissima America di quegli anni.
Le storie vengono narrate dal punto di vista di Hap che Lansdale usa per descrivere un Texas sostanzialmente “buono” ma rovinata dal razzismo, dall’ignoranza, dalla privazione urbana e rurale e dalla corruzione del governo. In alcuni racconti, inoltre, scene e argomenti sono estremamente oscuri di brutale violenza.Il primo romanzo uscì nel 1993 col titolo Una stagione selvaggia, in cui i due texani sono alle prese con una caccia al tesoro. L’anno dopo è di scena Mucho Mojo, il romanzo preferito di Lansdale. Lo humor qui si fa più dark: Leonard eredita una casa con… scheletro, non solo, ma i resti della vittima sono avvolti in fogli di riviste pornografiche. Insomma, lo stile si è capito.
Con questi protagonisti Lansdale ha dato vita a tredici romanzi e svariate raccolte di racconti. A 72 anni è ancora attivissimo e pare che il 2023 ci sarà una sorpresa.
Talmente varia, vasta e versatile è tuttora la sua produzione che Lansdale ha scritto anche la sceneggiatura per vari fumetti tra cui Tales from the Crypt, nonché la sceneggiatura animata di Batman e collaborato con Ridley Scott. Nel novembre 2015, ha vinto il premio Raymond Chandler assegnato durante l’edizione 2015 del Courmayeur Noir in Festival .
In definitiva Joe R. Lansdale è uno scrittore a tutto tondo, difficile da definire, impossibile da catalogare ma assolutamente da leggere.