COMUNICATO STAMPA
Le primarie per la scelta del leader del Partito Democratico hanno rappresentato una svolta epocale.
Non soltanto perché Elly Schlein è giovane e donna (tra l’altro, d’ora in avanti, due donne guideranno le principali forze politiche, fatto senza precedenti nel nostro Paese) o perché, evento mai accaduto prima, la scelta dei simpatizzanti e degli elettori ha ribaltato il voto espresso quindici giorni fa dagli iscritti e militanti di quel partito.
È che domenica scorsa si è definitivamente abbassata la saracinesca sulla gloriosa tradizione dei partiti novecenteschi (i piddini sono gli eredi di Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano) che meglio avevano incarnato le ragioni del popolarismo cattolico e le istanze di progresso economico e sociale del movimento operaio e contadino.
Le domande adesso sono: quale identità avrà il nuovo Pd? Quali ceti e quali interessi rappresenterà? Riuscirà Schlein a evitare nove scissioni e tenere insieme cattolici e socialdemocratici? Come coniugherà la difesa dei diritti sociali con quella dei diritti civili?
Di certo il popolo delle primarie ha sconfessato l’estabilishement e marcato un solco fra la voglia di cambiamento e il “continuismo” dei dirigenti locali e nazionali del Pd.
Da qui, la battuta della nuova segretaria: “Anche stavolta non ci hanno visto arrivare”, a significare la cecità e la sordità di coloro che si sentivano i ‘padroni’ del Partito.
Una situazione che ritroviamo anche nella nostra città, dove i pochi iscritti (300) al Pd che due settimane avevano incoronato Bonaccini sono stati ribaltati dai poco più di 1500 elettori che l’hanno subito detronizzato, delegittimando al contempo i più blasonati esponenti politici e istituzionali di via Cavour.
Personalmente faccio fatica a comprendere come possa essersi determinato uno iato così ampio fra dirigenti e amministratori con il proprio elettorato di riferimento. Pare non ci sia quasi più relazione fra i bisogni degli elettori e la proposta politica.
Proprio per questo, se vogliamo tornare a vincere, anche da noi c’è tanto da ricostruire e molto da riflettere – con uno sguardo che sappia andare oltre la giornata dei gazebo – per scegliere e sviluppare i temi che sono più sentiti: occupazione, sanità, ambiente, scuola e una paceindispensabile per costruire sviluppo e progresso.
I cittadini sempre meno avvertono il ‘richiamo’ delle urne. Così nemmeno a Massa i votanti son stati una valanga. Sicuramente molti meno delle precedenti consultazioni e anche questo dovrebbe far riflettere.
Le primarie – che sono pronto, in un quadro d’insieme, ad affrontare per l’individuazione del candidato sindaco – hanno insomma messo a nudo pochezze individuali e incapacità dei gruppi dirigenti di fare sintesi politica. Dimostrando, una volta di più, che gli elettori sono un passo più avanti di chi li rappresenta o pensa di rappresentarli.”
Fabio Evangelisti