Il ritratto di oggi è dedicato a Frances Hodgson Burnett (1849 – 1924)
I suoi libri, dedicati soprattutto ai ragazzi, ci vengono riproposti a ogni Santo Natale da quando il Cinema si dotò di sonoro. Chi non ha visto almeno una volta La piccola principessa, Il giardino segreto o pianto con Il piccolo Lord, non ha avuto un’infanzia da boomer.
Frances Hodgson Burnett con i suoi romanzi ha rivoluzionato il mondo della letteratura per l’infanzia, raccontando storie di bambini sfortunati ma dotati di grandi risorse che permettevano loro di risollevarsi ed ottenere una vita felice. Come lei, che patì povertà e miseria.
Nacque a Manchester, terza di cinque figli, suo padre aveva una ferramenta e la famiglia era agiata pur non navigando nell’oro. All’età di tre anni, si trasferì in una casa un filo più grande e soprattutto con un giardino che sarà, per Frances, un luogo d’incanto. È lì che si rifugia, quando vuole stare da sola o quando vuole sfogliare il suo bellissimo primo libro sui fiori, regalatole dalla nonna.
La morte prematura del padre, tuttavia, gettò la famiglia in miseria. All’inizio, madre e figli, si trasferirono da alcuni parenti ma si sa… se il pesce puzza dopo tre giorni, figuriamoci un così numeroso parentado. Per un po’ Frances riuscì a frequentare una scuola per signorine gestita da due donne (chi vi ricorda?), poi però dovette nuovamente trasferirsi in un quartiere decisamente più economico (leggasi povero) e soprattutto senza giardini né fiori. Si racconta che Frances pianse a lungo e per sfuggire alla grigia realtà, iniziò a scrivere. Sulla carta poteva dare libero sfogo ai sogni e alla fantasia. Iniziò con qualche verso per passare a racconti brevi. Benché giovanissima, in essi il richiamo a luoghi lontani ed esotici era molto forte. E nell’immaginario collettivo inglese, l’esotico era rappresentato dalla lussureggiante India che farà da sfondo a diversi suoi romanzi.
Nel 1865 la situazione era fin troppo drammatica e la famiglia è costretta a migrare negli Stati Uniti. Ma incontrarono, invece, la Guerra di Secessione che rese ancora più difficili le loro vite. Tra la desolazione operaia in cui viveva e il gelido snobismo di cui era vittima in quanto migrante e pure povera, sempre più, Frances si rifugiava nei libri che scriveva quasi avesse voluto appartarsi dal mondo che la circondava. In un certo senso la fantasia – che non le faceva difetto – dovette salvarla dalla depressione e dalla tristezza.
“Consentire a un pensiero brutto e triste di invadere la nostra mente è tanto pericoloso quanto i germi della scarlattina.”
Purtroppo a diciott’anni, Frances perse anche la madre e lei si trovò nella necessità di dover appena sopravvivere.
Prese in mano i suoi racconti e iniziò a proporli alle riviste. Evidentemente i tempi erano maturi e lei aveva captato il “genere” del momento, tutto incentrato sulle ingiustizie sociali che le storture della rivoluzione industriale aveva prodotto, perché le sue storie iniziarono a essere pubblicate regolarmente.
Tuttavia, lungi dall’essere un piagnisteo, esse avevano il pregio di raccontare una realtà tragica e dolorosa ma condendola con un po’ di sano romanticismo. Come ne La figlia di Lowrie, ambientata in un paesino del Lancashire dove la bella e ribelle Joan, si divide tra il duro lavoro in miniera e la convivenza con un padre brutale e ubriacone. Per fortuna, nei dintorni, non mancano persone dal cuore tenero.La tenacia e la voglia di vivere di Frances ebbero la meglio sulla minaccia della depressione e nel 1873 sposò il dottor Swan M. Burnett che divenne anche il suo medico curante. Per un paio d’anni vissero a Parigi dove nacquero due figli, prima di stabilirsi a Washington. Sono finalmente anni sereni durante i quali lei può dedicarsi all’amata scrittura. La casa aveva un bel giardino, condizione fondamentale, e Frances amava vestirsi di mussola bianca e, trovato un angolino, si metteva a scrivere.
Pubblicò altre storie, novelle e opere teatrali, in cui le sue protagoniste sono donne anticonvenzionali, eroine moderne che cercano la propria affermazione in barba alle tradizioni, come nel caso di Una fiera selvaggia, ovvero una ragazza cresciuta nel far west che trova ridicole cosucce come etichetta e bon ton.Ma il romanzo che la impose al pubblico fu Il piccolo Lord, pubblicato nel 1890. Inizialmente destinato ai bambini, ebbe un eco vastissimo anche tra gli adulti. A questo seguirono una serie di versioni teatrali e, visto il successo, Frances divenne anche prodiga. Magari un po’ troppo, ma via… dopo un’infanzia di ristrettezze vuoi non comprarti un paio di case, dedicarti a qualche viaggio e toglierti qualche sassolino dalla scarpa?
Comunque, grazie alla storia del bambino che riesce a intenerire il duro cuore del nonno, la Burnett vinse un’importante causa circa i copyright, che in Inghilterra erano inesistenti. Tutt’oggi il suo caso è citato nei libri di legge inglesi. Gli autori ringraziano.
Purtroppo nel 1890 il figlio primogenito morì di tubercolosi. Il colpo è duro, troppo per lei e lo spettro della depressione tornò a farsi sentire. Frances divorziò dal marito e convolò, poco dopo, con il suo agente e manager, Stephen Townsend.
Con lui si trasferì nella signorile dimora di Maytham Hall dove scovò un pezzo di giardino semiabbandonato e incolto. Come resistere alla tentazione di trasformarlo in un angolo di paradiso? (Stessa domanda: chi ci ricorda?)
Purtroppo il matrimonio durò solo due anni. Immaginate lo scandalo. Se le sue eroine sono delle anticonformiste vincenti sulla carta, pagare l’onta del divorzio nella vita reale, è tutta un’altra storia.
Frances si trasferì a Long Island lontana dal clamore e dalla folla. Tra il 1902 e il 1910 pubblicò La piccola principessa e Il giardino segreto che la consacrarono definitivamente alla narrativa per l’infanzia (ma anche per gli adulti).
In Central Park, vi è una statua commemorativa raffigurante i due personaggi del Giardino Segreto, la sua opera più famosa: Mary e Dickon.