La mancanza di inventiva visiva, la scrittura da scuola primaria e la demenzialità di scene che procedono solo in favore del fan service collocano il film in fondo alla scala dell’impegno cinematografico
I guru delle recensioni social, tanto di moda quanto incompetenti, l’hanno salutato come un film fedele al soggetto, simpatico e colorato. Il pubblico, prevalentemente infantile, l’ha reso uno dei titoli del momento capace di superare, in termini di box office, l’esordio di un altro film d’animazione d’alte aspettative quale fu Frozen II – Il segreto di Arendelle (J. Lee, C. Buck, 2019). I fan sono andati in brodo di giuggiole grazie all’inarrestabile deflusso di easter eggs che compaiono nel corso del film. Spiace tuttavia ricordare che un film, sia esso frutto di una sceneggiatura originale o trasposizione da un soggetto preesistente, non si giudica in base a quanto sia pedante nel configurarsi come dispositivo da darsi in pasto al fan service né isolandolo come unicum senza metterlo ebertianamente in correlazione con altre operazioni della stessa tipologia (in questo caso il cinema d’animazione che, contrariamente a quanto viene erroneamente fatto passare sui social, non sta vivendo una battuta d’arresto se solo si pensa ai recenti Pinocchio di Guillermo del Toro, Wendell & Wild di Henry Selick o Il Gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio di Joel Crawford).
Dunque bando alle chiacchiere da cicisbei resi inabili da tik tok e passiamo ad una analisi oggettiva e che giudichi razionalmente Super Mario Bros. – Il film, in sala dal 6 aprile scorso.
Si tratta di un film nato dalla collaborazione tra Illumination Entertainment (famosa per Cattivissimo Me, 2010, i vari film sui Minions ma anche Pets – Vita da animali e Sing, 2016) e Nintendo, azienda giapponese specializzata nello sviluppo di console e videogiochi, le quali hanno unito le loro forze per far vivere sullo schermo l’idraulico più famoso e amato del mondo dei videogames.
I fratelli Mario (Chris Pratt) e Luigi (Charlie Day) sono due idraulici fessacchiotti che lavorano e vivono a Brooklyn. Proprio durante quella che ritengono essere una richiesta di lavoro atta a lanciare la loro impresa, i due incappano in un’avventura strabiliante che li catapulterà in una dimensione parallela. Qui faranno l’incontro con Todd, gli abitanti del Regno dei Funghi e la loro sovrana principessa Peach (Anya Taylor-Joy), ma anche con le forze oscure che minacciano la pace e l’integrità di questo mondo rappresentate da Bowser (Jack Black) e la sua armata di Koopa pronta a muovere guerra a chiunque pur di accaparrarsi l’amore della bella Peach.
La sceneggiatura di Super Mario Bros. – Il Film rasenta la demenzialità, sia per le situazioni che prospetta sia per gli sviluppi diegetici al limite del più che semplicistico; le scene si susseguono esclusivamente per amor dei fan, aggiungendo e accumulando sterilmente una citazione dopo l’altra dal mondo di Mario così da rigonfiare la sceneggiatura di easter eggs utili alle esclamazioni fintamente sorprese degli appassionati anziché a renderle funzionali a mandar avanti uno straccio di storia.
Se da un lato la scrittura è pari a quella di un comunissimo libro da discount , in termini non diversi si può giudicare l’aspetto visivo. Pedissequo al limite dello scontato, i registi non hanno cambiato di una virgola l’estetica plasticosa che si fruisce nei videogiochi di Mario, senza inventare, re-immaginare o persino tradire spensieratamente alcuni degli elementi che riconoscono il visual concept delle storie di Mario, collocando così la regia tra i gradini più bassi dell’impegno cinematografico. Nulla colpisce particolarmente, nemmeno la colonna sonora che mai è parsa così mal scelta e fuori luogo come in questo lungometraggio (Habanera di Georges Bizet mentre esplodono le tubature durante il primo lavoro da idraulici di Mario e Luigi?).
Persino la MDP che si affanna in frequenti carrellate laterali al fine di riproporre il gameplay con il quale è nato e si è imposto nella memoria collettiva il gioco sviluppato da Nintendo risulta così mediocre che persino i momenti apparentemente più originali – come la scena in cui Mario prova più e più volte il percorso propostogli da Peach prima di partire alla ricerca di Luigi – finiscono col risultare poco apprezzabili.
Eppure questa sarebbe stata la strada giusta: anziché saturare il film di scene ed elementi dimenticabili, meglio sarebbe stato investire sui momenti più “disgiunti” dal soggetto originario – come la scena di Bowser che canta al pianoforte -.
Di Super Mario Bros – Il Film invece non si ricorda quasi nulla perché nulla è di così grande qualità da imporsi nella memoria, tanto che si esce di sala con l’unica sensazione di aver guardato 93 minuti di storia in cui personaggi insensati caratterizzati da una simpatia zuccherosa e poco sviluppata dicono e fanno cose scontate. E non che si chieda ad un film d’animazione, soprattutto se tratto da un videogioco, di avere lo spessore intellettuale di un film di Federico Fellini, ma se non altro di caratterizzarsi di quelle strutture inventive e narratologiche tali da renderlo in film godibile e non una lunga perdita di tempo.
E nonostante il film, come più volte accennato, cerchi per quanto possa di riassumere tutta la maggior parte del mondo di Mario, molti elementi restano fuori così da suggerire che possano venire impiegati in un futuro sequel. Ci auguriamo che quel giorno sia il più tardi possibile e ci attendiamo che film d’animazione molto più meritevoli ottengano lo stesso successo immeritato che il film di Illumination+Nintendo (non mi sento di indicare i registi dal momento che non esiste una regia in questo film) sta totalizzando in queste settimane.