Le polemiche sul sito vanno avanti dal 2009, quando un’inchiesta pubblica definì Cava Fornace un sito “inidoneo ad esser una discarica” considerati i rischi idrogeologi di quella zona, un territorio particolarmente delicato, immediatamente a monte del Lago di Porta, area fragile e inserita nel Sistema Regionale delle Aree Protette nonché riconosciuta di interesse naturalistico europeo (ZPS ).
La discarica è da tempo bloccata a quota +43 metri e, mentre da una parte le varie organizzazioni ambientaliste ne chiedono la chiusura e bonifica, dall’altra il gestore OPA spinge per il raggiungimento di quota 98.
Ieri, lunedì 6 novembre, si è tenuta la prima seduta dell’inchiesta pubblica online, presieduta dall’architetta Ottavia Cardillo, oltretutto senza possibilità di interventi esterni, modalità che ha da subito suscitato ulteriori polemiche tra il Comitato dei cittadini contro la discarica.
Il Comitato segnala inoltre come il gestore non abbia ancora presentato i documenti ad integrazione del Paur, ossia il procedimento autorizzatorio unico regionale, richiesti a Settembre dalla Regione. Si richiedono chiarimenti, oltre che sulle condizioni di stabilità del versante di discarica, circa la presenza di valori di concentrazione superiori al limite della normativa vigente per i parametri triclorometano e solfati e sono ritenute necessarie ulteriori valutazioni sulla rete di drenaggio delle acque meteoriche e del percolato oltre che sul collettore fognario e approfondimenti sulla questione inerente all’impermeabilizzazione dell’area componente materiali di scavo, rifiuti e bonifiche.
La procedura di Paur era partita a gennaio coinvolgendo in prima battuta in particolare i due comuni di Montignoso e Pietrasanta, dove sorge la discarica, per ottenere il via libera al progetto che prevede il completamento oltre la quota +43 della discarica per rifiuti speciali non pericolosi fino a quota +98.
Dalla prima sessione dell’inchiesta pubblica di ieri sera è emerso che gli attuali gestori avrebbero chiesto il rilascio di un provvedimento autorizzatorio unico che però, visti i tempi ristretti, 90 di cui 30 già trascorsi, non consentirebbe la possibilità agli ambientalisti di presentare le dovute osservazioni e valutazioni.
La richiesta di inchiesta pubblica è stata formulata dai due Comuni coinvolti, poi Massa e Forte dei Marmi, oltre che da numerose Associazioni del territorio, che si occupano di questioni ambientali, fra cui: Italia Nostra, Comitato Contro la Discarica di cava Fornace, C.I.P.I.T. Comitato Indipendente per la Trasparenza, l’Informazione e la Partecipazione , Comitato Strettoia Cittadinanza attiva a tutela, Difesa e Sviluppo del Territorio, Gruppo Intervento Giuridico Presidio Apuane, Associazione per i Diritti dei Cittadini (ADIC), Associazione per i Diritti dei Cittadini, Associazione Comitato Acqua alla gola Massa, Amici della Terra, Legambiente, WWF, Il Comitato Volontario dei Cittadini Custodi della Ceragiola, ELAIA (Associazione Olivivoltori Apuo-Versiliesi) SlowFood Terre Medicee Apuane, rappresentive di una frazione importante della società civile.