È in corso, dopo la prima udienza preliminare, l‘inchiesta Pubblica relativa al procedimento di PAUR (provvedimento autorizzatorio unico regionale) per l’ampliamento dell’altezza di coltivazione della discarica di rifiuti speciali ex cava Fornace.

Questo pomeriggio, alle 16.00, si terrà la seconda parte dell’inchiesta pubblica, sempre in modalità “online”, un procedimento ampiamente criticato dal comitato di cittadini per la chiusura della discarica di Cava Fornace.

«L’inchiesta pubblica per la discarica di Cava Fornace, iniziata lo scorso 6 novembre con l’incontro preliminare, che dovrebbe consentire a tutti i cittadini, gli enti, i gruppi di interesse una partecipazione più estesa al dibattito pubblico, prevede una durata complessiva di 90 giorni che però la Regione, come abbiamo appreso in seduta, ha pensato bene di calcolare non a partire dal giorno del suo effettivo inizio, il 6 novembre, ma individuando come data di avvio del procedimento il 9 ottobre, riducendo in questo modo il tempo a disposizione dei soggetti interessati per poter intervenire adeguatamente».

«La presidente dell’inchiesta pubblica ha imposto un’accelerazione dei tempi vertiginosa, fissando le uniche 2 udienze concesse in date molto ravvicinate, il 20 e il 27 novembre, con parere da emanare entro il 7 gennaio 2024. Tenendo presente che è stato perso quasi un mese per partire e che le festività natalizie peseranno nel percorso, questa procedura, assolutamente adeguata per la presidente e per la regione, risulta invece pesantemente punitiva e non certo garante di una efficace partecipazione del pubblico. Non consente, visto i pochi giorni intercorsi tra un’udienza e l’altra, una adeguata valutazione di quanto emerso nell’udienza precedente in vista della successiva. – continua il comitato – Non solo, ma questa restrizione temporale risulta ancor più incomprensibile alla luce della decisione dell’autorità competente di concedere ben 180 giorni al gestore per presentare le integrazioni, integrazioni che non potranno in questo modo essere oggetto di discussione pur essendo atti necessari e fondamentali alla corretta valutazione del Paur. Questo modo di procedere sembra annullare il diritto ad una “totale trasparenza degli atti” ed i principi di massimo confronto e massima partecipazione che devono caratterizzare l’inchiesta pubblica e fa sorgere non pochi dubbi sull’effettiva volontà da parte della Regione di dare alla cittadinanza la possibilità di evidenziare, discutere ed esprimersi sui problemi e rischi che Cava Fornace comporta per questo territorio. Sembra quasi che Cava Fornace rappresenti una questione da chiudere il più velocemente possibile e senza il giusto contraddittorio. Contestiamo pesantemente questo modus operandi: noi abbiamo chiesto l’inchiesta pubblica perché da cittadini vogliamo partecipare alle scelte che coinvolgono il nostro territorio».

«Questo atteggiamento rigido e assolutamente di chiusura nei nostri confronti è inaccettabile. Politicamente è chiaro che per la Regione questa inchiesta è una spina nel fianco e depotenziarla è l’unico modo in cui la si vuole portare avanti. Non sarà che a Firenze e dintorni si ha paura del parere finale? – chiedono del Comitato – Inoltre, durante la commissione Discarica, tenutasi martedì 14 novembre, siamo venuti a conoscenza che i comuni di Montignoso e Pietrasanta hanno ricevuto il rapporto annuale 2023 relativo ai controlli effettuati da Arpat sui piezometri e sorgenti coinvolti nell’attività della discarica dalle quali emergerebbero dei preoccupanti aumenti dei valori di sostanze inquinanti, sostanze quali triclorometano, manganese, ferro e solfati, che hanno raggiunto livelli che sono ben oltre quelli consentiti dalla legge, tant’è che l’ufficio Ambiente del Comune di Montignoso ha inviato ad Arpat una richiesta di chiarimenti urgenti».
«Le analisi ci dicono a Montignoso che non possono essere pubblicate e questa mancanza di pubblicità, ancora una volta a ridosso delle udienze dell’inchiesta pubblica, continua ad apparirci molto strana. Ma se è stata discussa in una commissione pubblica come si fa a dire che quella relazione sulle verifiche Arpat 2023 non sia pubblica? I cittadini devono sapere cosa sta accadendo soprattutto se le analisi mostrano, come emerso dalla commissione, un quadro inquietante. – chiudono – Ma chi ha paura che i cittadini sappiano? Noi tutti abbiamo paura per quello che stiamo rischiando e queste prevaricazioni ci confermano che la volontà è quella di silenziarci e di svuotare di contenuti l’inchiesta pubblica».

Share.
Micol Giusti

Caporedattrice - Online Editor Massa Carrara News

Leave A Reply

Exit mobile version
Back to Top