Il dollaro statunitense (USD) ha continuato a salire, toccando nuovi massimi di due mesi a causa dei timori di chiusura e della generale avversione al rischio che circonda la galassia FX. Nel frattempo, i verbali del FOMC hanno generalmente mostrato un tono cauto, anche se hanno ripetutamente segnalato che erano in programma ulteriori tagli dei tassi.
Questo è quello che potrete vedere giovedì 9 ottobre:
L’indice del dollaro statunitense (DXY) ha registrato il suo terzo giorno consecutivo di guadagni, superando il livello chiave di 99,00 in un contesto di ripresa accettabile dei rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi. La probabilità di un accordo a breve termine riguardo allo shutdown negli Stati Uniti è quasi pari a zero, quindi le richieste iniziali settimanali di disoccupazione verranno sicuramente nuovamente rinviate. Nel frattempo, ci si aspetta che gli investitori prestino molta attenzione ai discorsi del capo Powell e dei suoi colleghi Bowman e Barr.
La coppia EUR/USD ha mantenuto il suo trend ribassista e ha affrontato la regione di 1,1600, ovvero il minimo di sei settimane. Sono attesi i risultati della bilancia commerciale della Germania mentre la BCE è pronta a pubblicare i suoi conti annuali. Inoltre, la corsia della BCE dovrebbe parlare.
La coppia GBP/USD è scesa sotto il supporto di 1,3400 sulla nota più solida del biglietto verde. Il saldo dei prezzi delle case RICS viene pubblicato solo attraverso il canale.
Il trend rialzista della coppia USD/JPY è continuato ininterrotto, raggiungendo quota 153,00 per la prima volta da metà febbraio. Si prevede che i dati settimanali sugli investimenti obbligazionari esteri saranno sostenuti dagli ordini di macchine utensili.
Nonostante il rafforzamento del dollaro statunitense, l’AUD/USD è riuscito a registrare guadagni modesti nonostante non sia riuscito a superare il livello di 0,6600. Il Melbourne Institute pubblicherà il suo sondaggio sulle aspettative di inflazione.
I prezzi del WTI americano hanno continuato a salire, toccando massimi plurigiornalieri vicini a 63,00 dollari al barile, mentre i trader hanno continuato a digerire un aumento della produzione inferiore alle attese da parte dell’OPEC+ nonché un aumento settimanale maggiore del previsto delle scorte di greggio statunitense da parte dell’EIA.
Sembra che non ci sia modo di fermare l’oro. Tuttavia, i prezzi del metallo giallo sono saliti a 4.060 dollari per la prima volta nella sua vita, sostenuti dalle continue scommesse sui tagli dei tassi della Fed, dall’incertezza politica in Francia e dalla diffusa avversione al rischio. Martedì i prezzi dell’argento hanno rapidamente allentato la crisi, superando i 49,00 dollari l’oncia per la prima volta dall’aprile 2011.