Il dollaro statunitense (USD) ha faticato a trovare la direzione in un trend ribassista intenso e prolungato dalla fine di novembre. Le crescenti scommesse su un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve la prossima settimana e i dati scoraggianti hanno tenuto sotto osservazione il biglietto verde ultimamente, alimentando il suo slancio ribassista.

Questo è quello che potrete vedere venerdì 5 dicembre:

Giovedì il dollaro statunitense (USD) ha vissuto una sessione inconcludente, con l’indice del dollaro statunitense (DXY) sceso brevemente nell’intervallo 98,80-98,70, nuovi minimi plurisettimanali. La versione PCE completerà il calendario insieme alle entrate/spese personali, al sentimento dei consumatori Flash-U-Me e agli ordini di fabbrica.

Il cambio EUR/USD ha toccato brevemente nuovi massimi di due mesi sopra 1,1680 prima di ritirarsi leggermente a causa dei modesti guadagni del dollaro USA. Sono attesi gli ordini alle fabbriche tedesche, seguiti dalla variazione finale dell’occupazione nell’UEM per il terzo trimestre e dalla terza stima del tasso di crescita del PIL per il terzo trimestre.

La coppia GBP/USD ha attenuato parte del forte rialzo di mercoledì ed è scesa verso la zona 1.3340 dopo essere salita fino alla zona 1.3370. Il tasso ipotecario BBA e l’indice dei prezzi delle case Halifax completano l’elenco settimanale nel Regno Unito.

Mercoledì l’USD/JPY ha esteso il pullback, toccando nuovi minimi di due settimane nella fascia media di 154,00. Il calendario fitto di appuntamenti in Giappone includerà il principale indice Reuters Tankan, i risultati delle partite correnti, il tasso di crescita del PIL finale del terzo trimestre, i dati sui prestiti bancari e il sondaggio Eco Watchers.

L’AUD/USD ha finalmente superato quota 0,6600 e oltre per la prima volta dall’inizio di ottobre. Il prossimo evento importante in Australia sarà la decisione sul tasso di interesse della RBA il 9 dicembre.

I prezzi del WTI sono saliti ai massimi settimanali, superando brevemente la soglia chiave di 60,00 dollari al barile, mentre i trader hanno continuato a monitorare da vicino gli sviluppi sul fronte geopolitico.

Giovedì l’oro ha oscillato tra guadagni e perdite, attestandosi intorno ai 4.200 dollari l’oncia, mentre lo slancio positivo delle azioni globali ha continuato a erodere la domanda per il metallo rifugio. I prezzi dell’argento hanno subito una significativa svendita, toccando un altro minimo di tre giorni di circa 56,50 dollari l’oncia.

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