Il dollaro statunitense (USD) ha mantenuto il suo tono costruttivo giovedì, raggiungendo il massimo di due mesi in un contesto di mancanza di progressi legati allo shutdown del governo statunitense e sempre sostenuto dalla generale avversione al rischio nell’universo FX.

Questo è quello che potrete vedere venerdì 10 ottobre:

L’indice del dollaro statunitense (DXY) ha registrato il suo quarto giorno consecutivo di guadagni, superando comodamente quota 99,00 per raggiungere nuovi massimi plurisettimanali in un contesto di rimbalzo generale dei rendimenti del Tesoro statunitense. L’indicatore provvisorio della fiducia dei consumatori dell’U-Mich sarà al centro della scena insieme ai discorsi di Goolsbee e Musalem della Fed.

La coppia EUR/USD ha continuato a perdere terreno ed è scesa al minimo settimanale vicino a 1,1550, segnando il quarto giorno consecutivo di calo. Il tasso di inflazione finale in Germania e le aspettative economiche in Germania e nell’Eurozona saranno disponibili sul calendario nazionale il 14 ottobre.

La coppia GBP/USD ha esteso il suo profondo ritracciamento e ha rivisitato i minimi di due mesi al di sotto del supporto di 1,3300. Il sempre rilevante rapporto sull’occupazione nel Regno Unito sarà il prossimo importante rilascio di dati attraverso la Manica il 14 ottobre.

Il cambio USD/JPY ha toccato un nuovo massimo di otto mesi sopra la soglia di 153,00, in rialzo per il sesto giorno consecutivo. Sono attesi i dati sui prezzi alla produzione giapponesi e sui prestiti bancari.

L’AUD/USD ha seguito il resto delle valute associate al rischio e ha indebolito il trend rialzista di mercoledì, ritirandosi ben al di sotto del livello di 0,6600. Bullock e Kent della RBA si rivolgeranno a un registro altrimenti vuoto a Oz.

I prezzi del WTI hanno invertito quattro guadagni giornalieri consecutivi, sono stati sottoposti a rinnovate pressioni di vendita e si sono avvicinati a 61,00 dollari al barile mentre i trader valutavano l’allentamento delle preoccupazioni geopolitiche e il recente aumento maggiore del previsto delle scorte di greggio statunitensi.

I prezzi dell’oro sono scesi, scendendo bruscamente dai recenti massimi record e tornando sotto i 4.000 dollari l’oncia a causa dell’incertezza geopolitica, del rafforzamento del dollaro USA, delle prese di profitto e delle scommesse sul taglio dei tassi della Fed. I prezzi dell’argento hanno superato i 51,00 dollari l’oncia per la prima volta nella storia, ma successivamente il movimento ha perso slancio, lasciando il metallo con solo guadagni minori nel corso della giornata.

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