L’indice del dollaro statunitense (DXY), che misura il valore del dollaro statunitense (USD) rispetto alle sei principali valute, ha esteso le perdite per il secondo giorno consecutivo, scambiando intorno a 98,60 durante le ore di negoziazione asiatiche di martedì. L’analisi tecnica del grafico giornaliero mostra che l’indice del dollaro sta testando il limite inferiore del modello di canale ascendente, indicando un possibile spostamento dello slancio da rialzista a ribassista.
Lo slancio dei prezzi a breve termine è più debole poiché il DXY è sceso al di sotto della media mobile esponenziale (EMA) di nove giorni. Inoltre, il Relative Strength Index (RSI) a 14 giorni è posizionato al livello 50, suggerendo che la distorsione del mercato è neutrale. Ulteriori movimenti forniranno un chiaro orientamento direzionale.
D’altro canto, un eventuale break sotto il canale ascendente intorno al livello psicologico di 98,50 spingerebbe l’indice del dollaro USA a testare l’EMA a 50 giorni a 98,36. Ulteriori cali al di sotto di questa zona di supporto di confluenza aprirebbero le porte al movimento del DXY nella regione 96,22, il livello più basso da febbraio 2022, raggiunto il 17 settembre.
L’indice del dollaro statunitense potrebbe tentare di rompere l’EMA di 9 giorni a 98,76 per rafforzare lo slancio dei prezzi a breve termine, il che potrebbe vedere l’indice del dollaro avvicinarsi al massimo di due mesi di 99,56 raggiunto il 9 ottobre. Ulteriore resistenza si trova al massimo di cinque mesi di 100,26, registrato il 1 agosto, seguito dal limite superiore del canale ascendente intorno a 101,00.
Indice del dollaro USA: grafico giornaliero
Domande frequenti sul dollaro USA
Il dollaro americano (USD) è la valuta ufficiale degli Stati Uniti d’America e la valuta “de facto” di molti altri paesi dove circola insieme alle banconote locali. Secondo i dati del 2022, è la valuta più scambiata al mondo, rappresentando oltre l’88% del fatturato totale globale in valuta estera, ovvero una media di 6,6 trilioni di dollari di transazioni al giorno. Dopo la seconda guerra mondiale, il dollaro statunitense sostituì la sterlina britannica come valuta di riserva mondiale. Per gran parte della sua storia, il dollaro USA è stato sostenuto dall’oro fino a quando l’accordo di Bretton Woods ha abolito il gold standard nel 1971.
Il singolo fattore più importante che influenza il valore del dollaro USA è la politica monetaria, che è stabilita dalla Federal Reserve (Fed). La Fed ha due missioni: raggiungere la stabilità dei prezzi (controllare l’inflazione) e promuovere la piena occupazione. Lo strumento più importante per raggiungere questi due obiettivi è l’aggiustamento dei tassi di interesse. Se i prezzi aumentano troppo rapidamente e l’inflazione è superiore all’obiettivo della Fed del 2%, la Fed aumenterà i tassi di interesse, il che andrà a beneficio del valore del dollaro. Se l’inflazione scende al di sotto del 2% o il tasso di disoccupazione è troppo alto, la Fed può tagliare i tassi di interesse, gravando sul biglietto verde.
In situazioni estreme, la Federal Reserve può anche stampare più dollari e avviare l’allentamento quantitativo (QE). Il QE è il processo attraverso il quale la Fed aumenta significativamente il flusso di credito in un sistema finanziario in stallo. Si tratta di una misura politica non standard utilizzata quando il credito si è prosciugato perché le banche hanno smesso di concedersi prestiti a vicenda (per paura del default delle controparti). Si tratta dell’ultima risorsa quando è improbabile che il semplice abbassamento dei tassi di interesse ottenga il risultato desiderato. È stata l’arma scelta dalla Fed per combattere la stretta creditizia durante la Grande Crisi Finanziaria del 2008. La Fed stampa più dollari e li usa per acquistare titoli di stato statunitensi principalmente da istituzioni finanziarie. Il QE di solito porta a un dollaro USA più debole.
L’inasprimento quantitativo (QT) è il processo inverso in cui la Federal Reserve smette di acquistare obbligazioni dalle istituzioni finanziarie e non reinveste il capitale delle obbligazioni che detiene alla scadenza in nuovi acquisti. Di solito è positivo per il dollaro USA.















